Di Maio a confronto con gli esperti della sanità: “Le riaperture non sono un azzardo, ma è un rischio che va monitorato”

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Il 26 aprile cominceranno le prime riaperture, che il presidente del consiglio Mario Draghi ha giudicato un “rischio ragionato”. E’ la stessa opinione di Claudio Vicini (direttore del dipartimento testa-collo di Ausl Romagna e otorino di fama internazionale) e Claudio Masperi (della direzione medica dei presidi ospedalieri di Ausl Romagna), a confronto con il deputato romagnolo Marco Di Maio nella consueta diretta del sabato pomeriggio.

“A giudicare dall’andamento dei dati epidemici non è un azzardo – ha detto Mapseri -, ma un rischio che va monitorato. Vanno fatte riaperture graduali valutando settimana di settimana l’andamento della situazione. In Romagna c’è conferma di un andamento migliorativo, dopo il picco di marzo. Anche in questa settimana, pur con una discesa meno rapida, rispetto a quella precedente, abbiamo registrato una diminuzione”.

“La situazione non si regge più nell’opinione pubblica – ammette il prof. Claudo Vicini -, ma dobbiamo rispettare le solite regole di comportamento se vogliamo aprire gradualmente senza ripetere quello che abbiamo già vissuto. Dipenderà anche dal comportamento di ciascuno di noi se queste riaperture si riveleranno giuste o sbagliate”.

LA SITUAZIONE NEGLI OSPEDALI

A confortare la tesi delle riaperture graduali, la situazione negli ospedali romagnoli. “Stiamo vivendo un percorso classico, visto e risaputo – ha spiegato Masperi -. Al picco corrisponde un ritardo di circa dieci giorni per il picco delle ospedalizzazioni. E dopo c’è il picco dei ricoveri in terapia intensiva. Il picco c’è stato tra il 15 e il 22 marzo, la settimana con il massimo dei ricoveri. Poi con la riduzione nuovi positivi stanno calando i ricoveri progressivamente. Al 16 aprile eravamo a 560, quindi segue fedelmente il calo dei positivi”

I COMPORTAMENTI INDIVIDUALI

“I comportamenti dei cittadini sono un elemento fondamentale – ribadisce Masperi -. Poi giocano altri tre fattori, visti nel tempo: dopo la prima ondata abbiamo vissuto un’estate con pochissimi nuovi positivi, salvo cluster registrati per eventi particolari a seguito di feste. Questo ci fa dire che un elemento favorevole è la stagione estiva”.

Ciò è dimostrato anche, secondo il dirigente sanitario, dal fatto che tra la seconda e la terza ondata, tra novembre e dicembre, e febbraio-marzo-aprile, non c’è stato calo importante dei nuovi positivi, che hanno impegnato a livello importante gli ospedali. “Ciò è stato dovuto alla stagione fredda e alle varianti che sono subentrate – ha spiegato Masperi -. Ora abbiamo un’arma in più, i vaccini, a cui si aggiungono le terapie monoclonali che potrebbero aiutarci a vivere un’estate più tranquilla”.

PREVENZIONE, VACCINI, MONOCLONALI

Che i vaccini funzionino non lo dimostra solo la scienza, ma anche l’esperienza pratica di chi vive in prima linea. “Fortunatamente guardando il picco dei pazienti, non c’era un picco importante tra gli over 85, ma tra pazienti più giovani – ha detto Masperi – segno che le vaccinazioni hanno dato un risultato. Sui dipendenti è crollato il picco di nuovi positivi. Senza ombra di dubbio possiamo dire che la vaccinazione ha avuto efficacia”.

L’altro ramo che si sta esplorando è la terapia con i monoclonali: “Viene praticata in modo precoce sui pazienti a rischio (obesi, dializzati e affetti da diabete non controllato) che abbiano sintomatologia da lieve a moderata, da somministrare entro i primi cinque giorni – dice Masperi -. Quindi prevenire complicanze è l’obiettivo. Abbiamo iniziato da pochi giorni, serviranno 2-3 settimane per apprezzare l’andamento della malattia”.

 

 

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