Cia Romagna, “l’acqua va conservata quando piove”. Approfondimento coi Consorzi di Bonifica

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L’acqua, nelle sue diverse declinazioni, è stata al centro dell’approfondimento che Cia Romagna ha affrontato nel corso di una recente Direzione. Acqua come carenza idrica e acqua come risorsa sempre più necessaria non solo per l’ordinario andamento dello sviluppo colturale, ma sempre più di valore anche per i sistemi antibrina, per affrontare situazioni straordinarie ormai ricorrenti come le gelate tardive.

Presenti il Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale, con il presidente Antonio Vincenzi, il direttore tecnico Elvio Cangini e il responsabile del Distretto Montano Rossano Montuschi e il Consorzio di Bonifica della Romagna, con il presidente Stefano Francia e il direttore generale Lucia Capodagli.

È noto come non tutti i territori della Romagna abbiano le stesse opportunità di irrigazione ed è noto come sia l’area collinare a soffrire di più. In pedecollina e collina il supporto può derivare dalla realizzazione di invasi interaziendali, come diversi ne sono stati costruiti dal Consorzio della Romagna Occidentale a sostegno della produzione, in particolare agricola, ma non solo. In pianura i Consorzi, con il Cer, forniscono acqua quando ce n’è poca.

I Consorzi hanno illustrato i progetti di opere irrigue pronti e candidati ai fondi del Pnrr – e anche i progetti di prospettiva – per un miglior assetto della distribuzione dell’acqua nei territori, per ridurre il prelievo da falde e contrastare la subsidenza. Hanno inoltre presentato i progetti relativi alla sostituzione della rete di distribuzione, la cui origine risale a 40-50 anni fa, che sarà dotata di tecnologia all’avanguardia per garantire l’uso sempre più sostenibile dell’acqua e un impiego sempre più efficiente da parte degli agricoltori.

Nel corso della Direzione, pur nella consapevolezza delle difficoltà, da Cia Romagna è stata ribadita la necessità del completamento del Cer, che arriva fino a Bellaria-Rimini nord, mentre una parte importante della provincia non beneficia dell’apporto di questa fondamentale struttura; di realizzare altri invasi interaziendali; di ridurre i costi elettrici e quindi l’esigenza di impianti fotovoltaici. Poi ancora, è stata sottolineata l’importanza della progettazione, prima e al di là dei bandi viste le stringenti tempistiche che questi stabiliscono, ed è stata ribadita come priorità la capacità di fare sistema.

Affrontati anche gli argomenti relativi all’impatto ambientale. Gli interventi hanno messo in evidenza come si debbano considerare anche i benefici ambientali dei progetti in tutti i loro fattori multipli. È stato ricordato che i laghetti interaziendali sono stati oggetto di una riflessione anche all’Expo di Milano, come esempio virtuoso di gestione e utilizzo della risorsa idrica e rispetto ambientale. Inoltre, da valutare anche l’utilizzo di acque da depurazione.

“Considerando tutti i fattori, se non si procede in fretta con azioni concrete sono a rischio non solo le nuove opportunità e le nuove specializzazioni, ma l’esistente – ha affermato Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna – L’acqua è una discriminante di un certo rilievo per una buona agricoltura.  Quest’anno lo stato di difficoltà delle piante è evidente e le conseguenze non riguardano ‘solo’ l’azienda agricola. L’annuncio della pioggia fa sperare perché è necessaria, ma allo stesso tempo spaventa: può non risolvere il problema siccità e se si verificano fenomeni violenti ai danni si sommano danni. Un fatto è certo: l’acqua va conservata quando piove”.

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