ROMAGNA E ROMAGNOLI NEL MONDO / 35 / Il medico patriota Rinaldo Andreini, che trovò in Algeri una seconda patria

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Tutta la storia del Risorgimento italiano (che in Romagna fu particolarmente densa) vide molti patrioti costretti all’esilio, coatto o volontario che fosse. Una vicenda che coinvolse, nel nostro Paese, numerosissime persone in più fasi.

L’avanguardia fu composta dai circa 630 superstiti della Repubblica napoletana rifugiati in Francia nel 1799, ai quali si aggiungevano i 250 giunti dalla Repubblica romana. Un contingente di circa 800 persone venne espulso nel biennio 1820-21, e più complessivamente sono stati calcolati in 3.000 gli esuli fra il 1815 e il 1830. I fatti del 1848 sospinsero alla fuga un numero ben maggiore di profughi: dalla sola Lombardia qualche storico ha ritenuto che oltre 100.000 persone abbiano cercato rifugio in Svizzera al rientro degli austriaci dei primi di agosto.

Mazzini esule

Giuseppe Mazzini esule

Le destinazioni prevalenti degli esuli portarono in una prima fase lontano dall’Italia, nel Mediterraneo, nell’Europa occidentale e oltreoceano nei primi decenni del secolo. Dopo il 1848 invece fu il Piemonte, in precedenza terra di partenza per l’esilio, che divenne luogo privilegiato d’accoglienza per profughi e rifugiati. Una delle mete di fuga, ma anche di deportazione, consistette in quei luoghi del Mediterraneo come Malta, l’Algeria e la Tunisia, ma anche Istanbul, dove la presenza di insediamenti di lingua e cultura italiana faceva sperare che fosse possibile continuare l’azione politica dando vita a quella che è stata definita una “diaspora mediterranea”.

Mediterraneo

Nell’area mediterranea, e soprattutto nei territori nordafricani dell’Impero ottomano, dove la nostra era ritenuta lingua della diplomazia e dei commerci, quest’ultimo settore si rivelò come il più proficuo per offrire impiego e sostentamento agli esuli. I meglio attrezzati alla sopravvivenza all’estero furono ovviamente, però, coloro che disponevano di particolari competenze tecniche e professionali: medici, ingeneri, architetti, categorie che costituirono, ad esempio, rispettivamente il 7% e il 9% degli esuli del 1820-21. I primi trovarono pazienti tanto fra i nativi dei paesi di arrivo quanto fra le collettività italiane. È il caso del medico romagnolo Rinaldo Andreini, il protagonista di questa puntata della nostra rubrica, che sarà la prima dedicata alle vicende dei nostri conterranei in Africa (nelle precedenti puntate già abbiamo trattato di quelle nelle Americhe e in Asia).

Nato a Imola da famiglia benestante nel 1818, Andreini compì gli studi di medicina a Bologna laureandosi nel 1842. Mazziniano convinto, collaborò nel 1843 al Comitato rivoluzionario bolognese nell’organizzazione di tentativi insurrezionali che avrebbero dovuto aver luogo contemporaneamente al Sud e nelle Romagne, che non ebbero successo e si risolsero, in agosto, nei moti di Savigno.

Rinaldo Andreini

Rinaldo Andreini

L’anno successivo, facendo parte dell’elenco degli osservati dalla polizia, si rifugiò prima in Toscana, poi ad Algeri. Nel 1845 fu di nuovo in Italia, a Firenze, dove insieme ad altri esuli romagnoli organizzò una nuova cospirazione sfociata nei moti di Rimini di settembre, e partecipò al fatto d’armi delle Balze di Scavignano alla fine dello stesso mese. Arrestato dalla polizia granducale fu imbarcato per la Corsica, da dove raggiunse Marsiglia e, in novembre, nuovamente Algeri, dove ottenne, nel giugno del 1846, il posto di chirurgo nell’ospedale civile. Dopo l’amnistia concessa da Pio IX Andreini rientrò a Bologna nel maggio del 1847 e riprese subito l’attività patriottica, collaborando a giornali quali L’Italiano e Il Povero, su cui pubblicò un audace articolo, intitolato Nazionalità, di stampo chiaramente mazziniano.

Nel 1848, arruolatosi nelle fila dei “Cacciatori dell’Alto Reno”, prese parte ad operazioni militari in Veneto, figurando anche come chirurgo e aiutante maggiore del colonnello Zambeccari alla difesa di Venezia e al combattimento di Mestre. Tornato a Bologna, nel gennaio del 1849 fu eletto rappresentante alla Costituente romana, e durante la difesa di Roma fece parte della commissione per i feriti e di quella per le barricate. Caduta la Repubblica Romana dovette di nuovo espatriare risiedendo per brevi periodi a Londra, a Bruxelles, a Ginevra, a Lione, senza riuscire a trovare lavoro e mezzi di sostentamento.

Caduta Repubblica Romana

La caduta della Repubblica Romana

Così tornò ad Algeri, dove riprese l’attività di medico, nella quale si guadagnò grande stima e apprezzamento e spiccò nell’opera di soccorso prestata durante l’epidemia di colera che colpì duramente la città in settembre e ottobre del 1850. Anche in Algeria fu costantemente sorvegliato dal console Vicari di Sant’Agabio e più volte ammonito dal governatore generale francese, ma riuscì ugualmente a continuare la collaborazione con giornali italiani. Nel maggio del 1859, allo scoppio delle Seconda Guerra d’Indipendenza, offrì i propri servigi al generale Ulloa e partì per l’Italia raggiungendo Livorno alla fine di giugno, ma, sorvegliato e persino accusato strumentalmente di furto, riparò a Marsiglia, dove subì un nuovo arresto e fu obbligato a tornare in Algeria. Nel 1860 però era di nuovo in patria, dove in dicembre assunse la direzione del Corriere del Popolo.

Nel 1861, lasciato il giornale, tornò ad Algeri per riprendere la professione, vissuta quasi come missione, di medico, interrotta brevemente nel 1870 quando organizzò un’ambulanza militare in occasione del conflitto franco-prussiano, a cui comunque non riuscì a partecipare attivamente. Trascorse, in cattive condizioni di salute e in difficoltà economiche, i suoi ultimi anni ad Algeri (ormai divenuta una seconda patria), dove morì il 25 febbraio del 1890.

Algeri

Algeri

Vedute ottocentesche di Algeri

Come già detto, Andreini fu uno dei non pochi esuli romagnoli che nella prima metà dell’Ottocento e oltre ripararono e vissero nel sud del Mediterraneo e in nord Africa. Ricordiamo che, a Malta, Tommaso Zauli Saiani fu il principale animatore del periodico Il mediterraneo, al quale collaboravano diversi esuli nell’isola; che ce ne furono in Tunisia e in Algeria; altri connazionali furono in Egitto, altri ancora in Turchia. Come annota Salvatore Bono, «la partecipazione dei patrioti italiani alla vita socio-culturale e talvolta anche economica locale nei paesi mediterranei, islamici e non, diede un positivo contributo allo sviluppo e al progresso di quei paesi: positivo, aggiungiamo, sino a quando si svolse nel rispetto delle norme e dello spirito della realtà locale, senza mutare il carattere iniziale di spontanea intraprendenza individuale. I patrioti incrementarono invero nei diversi paesi i nuclei di “presenza italiana” e questa – similmente a quanto avvenne per altre presenze straniere, anzitutto quella francese – sarà più tardi, agli inizi degli anni Ottanta [dell’Ottocento], utilizzata, con il consapevole consenso o meno dei suoi componenti, come elemento per avanzare o rafforzare rivendicazioni di diritti e ambizioni coloniali».

PER APPROFONDIRE

M. Menghini, Rinaldo Andreini e i moti di Romagna del 1845, «Rassegna Storica del Risorgimento», III (1916), pp. 445-516.

E. Michel, Esuli italiani in Algeria (1815-1861), Cappelli, Bologna 1935.

G. Maioli, Rinaldo Andreini e il «Corriere del Popolo» (1860-1862), «Studi Romagnoli», VI (1955), pp. 90-102.

F. Mancini, L’imolese Rinaldo Andreini deputato alla Costituente romana, «Atti e Memorie della Deputazione di Storia patria per le Province di Romagna», nuova serie, VIII (1956-57), pp. 335-358.

F. Mancini, Le carte di Rinaldo Andreini conservate nella Biblioteca Comunale di Imola, «Rassegna Storica del Risorgimento», XLV (1958), pp. 294-313.

A. Cirone, Andreini, Rinaldo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, III, Roma 1961, sub voce.

M. Barnabè, Rinaldo Andreini (1818-1890), Associazione Giuseppe Scarabelli, Imola 1998.

S. Bono, Il risorgimento Italiano e il Mediterraneo, in Malta and Mazzini, a cura di S. Mercieca, The Malta Historical Society, 2007, pp. 13-26.

A. Bistarelli, Gli esuli del Risorgimento, Bologna, il Mulino, Bologna 2011.

M. Isabella, Risorgimento in esilio. L’Internazionale liberale e l’età delle rivoluzioni, Laterza, Roma-Bari 2011.

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