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176 medici di famiglia denunciano: “siamo stremati, la sanità del territorio va riformata”

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Siamo più di 170 giovani Medici di Medicina Generale, condividiamo idee, e abbiamo scelto nella nostra vita di fare il Medico di Famiglia.
Denunciamo le condizioni impossibili in cui siamo costretti a lavorare e le continue critiche portate avanti non solo da televisioni e social, ma sempre più spesso anche dai nostri assistiti. In queste ultime ondate Covid abbiamo appreso le novità sulle procedure attraverso le
dichiarazioni di qualche politico su Facebook, facendoci passare come inefficienti.

Non è possibile che qualunque interlocutore (Ufficio d’Igiene, 1500, CUP, datori di lavoro, per citarne solo alcuni) a domanda del cittadino risponda “chieda al suo medico di base”. Tutte queste incombenze inutili ci tolgono tempo per la nostra attività clinica: un esempio fra tutti dover trascrivere certificati INPS a fronte di provvedimenti di isolamento già protocollati. Le altre patologie, diverse dal Covid, non sono sparite, ma rischiano di passare in secondo piano, e il nostro compito di medici disatteso, nostro malgrado. Per dare due numeri, da circa due anni ogni medico di famiglia gestisce da 80 a 120 contatti al giorno, un aumento di 3-4 volte le richieste abituali.

Non siamo responsabili del default della medicina territoriale che la gente lamenta. Siamo stati e continuiamo ad essere accanto alla popolazione, impegnati nel dare risposte alla gente, anche di fronte a comunicazioni spesso caotiche e fumose. Siamo stati trattati come marionette in balia di un’orda di pazienti giustamente confusi, spaventati, allarmati, invischiati in difficoltà burocratiche. E alla fine siamo diventati capri espiatori, un vecchio tappeto di casa da buttare, sotto cui nascondere la polvere: ossia tutti i compiti non svolti dalle istituzioni, e riversati su “ i medici di base”.

Probabilmente la storia riconoscerà che la medicina del territorio non è costituita da lavativi e ciabattini, ma è IL presidio sanitario per eccellenza, che può arginare il dilagare della crisi di un Sistema Sanitario certamente insufficiente e impoverito. Se dovessimo
mollare, si scatenerebbe il caos sociale. Ma non è pensabile per noi continuare a lavorare in queste condizioni, ormai siamo stremati.

Pensiamo al disastro che aspetta la Sanità Italiana Pubblica tra pochi mesi, allora le lamentele per la fila al telefono saranno ricordate con nostalgia. Forse ci si può salvare da questo futuro dove la medicina generale rischia di sparire, ma solo attraverso una efficacissima collaborazione fra medici e assistiti.

Se vuoi affossare gente brava e lavoratrice, dipingendo una categoria come lavativa, la metti in condizioni di non farcela, creando aspettative nella popolazione che non possano esser attese. La medicina generale viene continuamente provocata per produrre una reazione veemente, ma noi restiamo al nostro posto. I media ci descrivono come Lobby cattiva, ma noi difendiamo i cittadini!

Inoltre noi medici di famiglia abbiamo tantissimi pazienti, ma non sempre per nostra scelta: alcune Ausl hanno imposto lo sblocco del massimale (passare da 1500 a 1800 pazienti) per carenza di medici di medicina generale, quindi possiamo ritrovarci a dover assistere
più pazienti di quanto abbiamo scelto.

Siamo una intera categoria che lavora per la maggior parte della giornata in maniera invisibile. Nessuno conosce cosa significhi davvero fare il medico di famiglia. Non lo sa il Governo, che vorrebbe imporci la dipendenza, pensando che sia la soluzione a tutti i problemi, mentre a conti fatti servirebbero il doppio dei medici per fare il lavoro che facciamo noi ora.

Non lo sanno le Regioni, che ci comunicano le loro decisioni tramite Facebook, e che ci attribuiscono compiti che esulano dalla nostra disciplina, le stesse Regioni che per anni hanno formato troppi pochi medici in Medicina Generale, senza tener conto della già nota
carenza che si sarebbe riscontrata a partire dal 2020.

Non lo sa l’opinione pubblica, in particolare modo la televisione che ci dipinge come nullafacenti da 15 ore di media a settimana, e lo ignorano completamente alcuni programmi televisivi “di inchiesta” che continuano a diffondere notizie false e denigratorie sulla nostra professione.

Non lo sa la gente, che, persa nella confusione di questo momento, pensa che il proprio medico di famiglia sia di proprietà esclusiva, ad uso personale, sempre disponibile, sempre reperibile, 24h 7/7, ma non siamo un call center e, se il medico non risponde a queste aspettative, lo aggredisce e ahimè in alcuni casi lo minaccia. Le incomprensioni con gli assistiti sono per lo più generate delle false aspettative.

Serve una riorganizzazione completa dei nostri ambulatori, ma per farlo, a fronte di una Sanità e una società così profondamente mutate, occorrono cambiamenti importanti. Innanzitutto è fondamentale per il bene del cittadino che venga recuperato un vero rapporto di
fiduciarietà (cioè che il cittadino possa esprimere la scelta del medico e non se lo ritrovi assegnato come in ospedale), così come il rapporto convenzionale (da dipendenti non saremmo liberi nelle nostre scelte cliniche), e la capillarità e prossimità ai cittadini (non nascosti in cattedrali sanitarie).

E’ necessario snellire subito la burocrazia a favore dell’assistenza. I medici devono operare in gruppi organizzati, e non più in studi singoli, con un triage infermieristico, dobbiamo implementare i già esistenti ambulatori dedicati per patologia cronica con una organizzazione e spazi dedicati (diabete, ipertensione/scompenso, bronchite) oltre che collegamento diretto con gli specialisti. Pensare ad una organizzazione ambulatoriale per la presa in carico di problemi emergenti non programmabili. Possiamo dotarci di una diagnostica di primo livello disponibile in studio, implementare la telemedicina e i teleconsulti con gli specialisti, oltre che strutturare una gestione diretta del servizio
infermieristico domiciliare.

Non sono cose che si possono organizzare autonomamente, ci vuole un livello normativo che manca totalmente, nonostante i sindacati medici vadano in questa direzione da anni.

In questi due anni di pandemia non abbiamo mollato mai, abbiamo mantenuto la nostra attività clinica abituale e abbiamo assorbito con infinte ore di straordinario (sempre gratuite) i compiti propri di altri servizi. Noi tutti siamo specialisti poiché abbiamo affrontato un corso di formazione specifica in medicina generale (che andrebbe riconosciuto a livello universitario) che ci prepara ad essere specialisti della persona inserita nel territorio.

Noi Medici di Famiglia di domani abbiamo la responsabilità di aiutare il legislatore a sviluppare un sistema coordinato ma autonomo delle Cure Primarie, dimostrando alle Regioni quello che la medicina generale già sa fare, e fa, e cosa può fare ancora. Noi non abbiamo paura, anzi siamo affascinati dal cambiamento che ci attende, a patto di esserne protagonisti. La voce di chi conosce il territorio, la nostra voce, va ascoltata. Il cambiamento inizia da qui.

Firme

Daniele Morini, Faenza
Valentina Mandorino, Lugo
Francesca Stagno, Cesena
Silvia Fiumana, Forlì
Sara Albertini, Ravenna
Giulia Giunchi, Ravenna
Giulia Grossi, Rimini
Elena Bertoni, Faenza
Fabiola Karakaci, Faenza
Emanuele Turroni, Forlì
Laura Orlandi, Imola
Chiara Crescentini, Rimini
Giovanni Bellocchio, Forlì
Matteo Galvani, Ravenna
Marco Cupardo, Bologna
Silvia Bonetti, Rimini
Floriana Di Bella, Palermo
Roberta Minisola, Palermo
Sara Metalli, Rimini
Cinzia Rossi, Rovigo
Marco Gardini, Bolzano
Erica Gunelli, Forlì
Antonella Cangelosi, Palermo
Sara Valbonesi, Santa Sofia
Macacchi Massimiliano, Forlì
Michela Montefiori, Imola
Marina Giandinoto, Rimini
Sara Morsiani, Lugo
Gertrude Neri, Faenza
Massimiliano Montanari, Russi
Erion Fejza, Ravenna
Viola Valenti, Rimini
Rodolfo Zaottini, Faenza
Linda Modena, Rovigo
Marco Seconi, Cesena
Francesco Pignatosi, Cesena
Rita Barnabè, Russi
Andrea Cretì, Rimini
Michele Cavedoni, Modena
Elisa Ronconi, Faenza
Bianca Morolli, Rimini
Annalisa Prati, Cervia
Marcello Lombardi, Rimini
Elga Neri, Faenza
Annalisa Caruso, Imola
Alessandro Agodi, Faenza
Roberto Merli, Imola
Federica Bandini, Lugo
Corrado Paolizi, Rimini
Venieri Giulia, Ravenna
Miriam Di Michele, Palermo
Domenico Mazzocchi, Ravenna
Barbara Staffa, Lugo
Arianna Sacchetti, Rimini
Lara Rovesta, Modena
Valentina Zoli, Forlì
Axel Visani, Faenza
Chiara Bordoni, Rimini
Francesca Manara, Imola
Federico Damassa, Ravenna
Alessandra Pavesi, San Lazzaro
Elisa Mazzotti Drei, Ravenna
Giada Flavia Brocchi, Melodia
Marina Maninetti, Bologna
Giulia Stefani, Bologna
Melania Domeniconi, Forlì
Angela Cerullo, Imola
Anna Elisabetta Zannoni, Faenza
Angela Calistru, Imola
Camilla Bersani, bologna
Giuseppe De Caro, Ragusa
Valerio Spada, Ravenna
Silvia Mazzanti, Ravenna
Monia Russomando, Ravenna
Riccardo Asirelli, Ravenna
Giulia Spazzoli, Forlì
Fabrizia Farolfi, Solarolo
Turci Eleonora, Ravenna
Mikaela Mancini, Rimini
Thupten Tenzin, Imola
Giorgia Cerni, Rimini
Andrea Assorio, Bologna
Giorgia Ravaglia, Ravenna
Morganti Claudio, Cotignola
Giulia Basile, Bologna
Marco Bertozzi, Rimini
Xhija Zenepe, Ravenna
Maria Fustaneo, Palermo
Sara Alessio Cavarretta, Rimini
Maria Stella Padula, Castel San Pietro
Ivonne Perri, Bologna
Federica Cuozzo, Bologna
Tiziana DeAmicis, Casalecchio
Carolina Palladino, Bologna
Filippo Marostica, Bologna
Valentina Fiammenghi, Ravenna
Nicla Ingianni, Ravenna
Valentina Salieri, Faenza
Nunzia Toscano, Ravenna
Gerti Koka, Ravenna
Kita Miridi, Ravenna
Nadia D’Ubaldo, Faenza
Pasquale Patti, Faenza 100
Daniele Cricca, Lugo
Maria Francesca Galletti, Forlì
Alessandra Gramellini, Forlì
Letizia Albonetti, Bertinoro
Elena Zoffoli, Savignano
Veronica Pasini, Savignano
Riccardo Cuni, Forlì
Nice Benghi, Rimini
Nicola Gobbi, Rimini
Giulia Dall’Ara, Meldola
Marina Buda, Bellaria
Sofia Senzani, Forlì
Valentina Stella, Cesena
Nicoletta Martini, Forlì
Claudia Casalboni, Savignano
Daniele Graziano, Forlimpopoli
Elisabetta Copponi, Rimini
Ludovica Farabegoli, Forlì
Margherita Fabbri, Rimini
Chiara Boncompagni, Bologna
Chiara Tenti, Rimini
Tommaso Gavioli, Rimini
Riccardo Ranaldi, Cesena
Valentina Valpiani, Forlì
Giulia Bassi, Cesena
Alessandra Suzzi, Cesena
Andrea Ceccarelli, Cesena
Monica Mascitti, Bologna
Marina Maninetti, Bologna
Marco Bernardini, Cesena
Mila Fusconi, Cesena
Elena Simeone, Cesena
Antoniya Millevolte, Cesena
Chiara Grenci, Cesena
Matteo Morigi, Forlì
Matteo Cafaggi, Forlì
Andrea Delvecchio, Bologna
Matilde Campi, Ravenna
Eliana Brandi, Alfonsine
Caterina Sbrana, Forlì
Massimo Sbrana, Forlì
Michela Battistini, Forlì
Davide Olivari, Bologna
Maria di Fine, Bologna
Maria Elena Olivetti, Santa Sofia
Francesca Ghedini, Bologna
Giulia Raggi, Bologna
Mattia Rizzi, Bologna
Paolo Righi, Rimini
Stefano Gaiba, Faenza
Duilio Raffoni, Forlì
Romano Perinato, Cesena
Benedetta Casadei, Forlì
Faustina Sandroni, Rimini
Annamaria Gaddoni, Riolo Terme
Sara Resi, Piacenza
Sabina Dall’Ara, Cervia
Miriana Celli, Rimini
Piera Soattin, Bologna
Donatella Riso, Bologna
Patrizia Masotti, Castenaso
Chiara Emiliani, Lugo
Laura Castaldi, Cesenatico
Idina Zavatta, Rimini
Serena Traglia, Rimini
Roberto Ranieri, Rimini
Roberta Raboni, Rimini
Elena Agostini, Valle Savio
Corrado Paolizzi, Rimini
Pietro Pesaresi, Rimini
Roberto Rinaldi, Rimini
Federica Cianelle, Rimini
Alberto Pedriali, Rimini
Mascia Grani, Rimini
Laura Guerrini, Imola
Marco Beghini, Borghi
Mario Calò, Cesena

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