Delitti Mannina – Nusdorfi l’Appello aumenta la pena

Da 16 a 28 anni, per l'imputato all'epoca 17enne, in concorso con albanese

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La Corte di Appello di Bologna ha condannato a 28 anni – con l’accusa di concorso in omicidio – il giovane, da poco maggiorenne, che secondo l’accusa aveva partecipato con Dritan Demiraj, 30enne albanese, all’omicidio di Silvio Mannina e Lidia Nusdorfi, commessi rispettivamente a Rimini e a Mozzate (Como) all’inizio del 2014.

La sentenza ribalta quella di primo grado nella quale il ragazzo (anche lui di nazionalità albanese e fratello di un conoscente di Dritan Demiraj), all’epoca minorenne, era stato condannato a 16 anni.

 

Mentre in primo grado gli era stato riconosciuto il concorso solo per l’omicidio di Mannina l’Appello ha, invece, contestato entrambi gli omicidi per via della sua presenza a Mozzate dove era stata uccisa a coltellate la Nusdorfi. A incastrarlo è stata la testimonianza di Monica Sanchi, ex compagna di Demiraj, anche lei coinvolta nella vicenda. Il ragazzo era stato arrestato in Francia nel luglio 2014, a casa della famiglia dove viveva.

 

Il duplice fatto di sangue, come si ricorderà, è accaduto nel febbraio del 2014 con il primo omicidio, quello di Silvio Mannina, commeso a Rimini, il 28 febbraio. Secondo la ricostruzione dei fatti, infatti, l’uomo era il nuovo compagno di Lidia Nusdorfi, ex convivente di Demiraj, colpevole di avere tradito l’albanese con il cugino. Per questo Lidia doveva pagare con la vita ma, l’unico modo per riuscire a rintracciarla, era Silvio. L’uomo fu attirato, con un invito su Facebook, da Monica Sanchi per un appuntamento galante a Rimini che, in realtà, era una trappola perché, quel 28 febbraio, Silvio venne portato con l’inganno a casa di Demiraj e qui fu costretto a prendere un appuntamento con Lidia – in fuga da Dritan per paura di essere ammazzata – prima di essere torturato e ucciso.

 

Secondo la ricostruzione, quella notte furono in tre materialmente ad ucciderlo: Dritan, lo zio e il ragazzino. Mentre Monica stava a guardare, dopo avere fatto da spalla logistica, andando ad acquistare le manette. Il cadavere di quel poveraccio venne poi scaricato nel lago Azzurro, dove Dritan lo farà ritrovare settimane dopo.

 

Ucciso Mannina, il giorno dopo andarono a Mozzate con il suo cellulare, grazie al quale l’albanese continuava a mandare messaggi a Lidia spacciandosi per Silvio. Partirono Dritan, Monica e il ragazzino, mentre lo zio mise loro a disposizione la macchina. Una volta arrivati, Demiraj raggiunse Lidia nel sottopasso della stazione ferroviaria dove la ammazzò con 11 coltellate, mentre la Sanchi restava in auto e il 17enne fuori a fare da palo.

 

Tornarono indietro come se niente fosse, ma l’assassino si era lasciato dietro talmente tante tracce che venne arrestato poco dopo. Demiraj cercò di coprire gli altri, e la stessa Monica si dipinse all’inizio come un’ingenua innamorata che non sapeva niente di niente. Poi però finì anche lei per confessare. Fino alla sentenza di ieri, che ha aumentato di ben dodici anni la precedente condanna anche l’ex minorenne per “concorso in omicidio”.

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