Violenze di Miramare: i due fratelli marocchini e l’amico nigeriano condannati a 9 anni e 8 mesi

La sentenza del giudice del Tribunale per i minori di Bologna è giunta dopo neanche un'ora di camera di consiglio. Il pubblico ministero aveva chiesto 12 anni, gli avvocati annunciano appello

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Ha impiegato meno di un’ora il giudice per le udienze preliminari Luigi Martello del Tribunale per i minorenni di Bologna per pronunciare la sentenza per i tre giovani stranieri accusati delle violenze sessuali di Miramare di Rimini nella notte del 26 agosto 2017. Nove anni e otto mesi, in rito abbreviato ai due fratelli marocchini di 15 e 17 anni e ad un nigeriano di 16, che sono stati ritenuti responsabili di tutti gli otto capi di imputazione che gli venivano contestati: lo stupro a una turista polacca, le botte ad un connazionale fidanzato di lei, la seconda violenza sessuale ai danni di un transessuale peruviano e anche un’aggressione ad un’altra coppia. I difensori hanno annunciato appello.

Nove anni e otto mesi, in rito abbreviato. È questa la sentenza di condanna emessa dal giudice per le udienze preliminari Luigi Martello del Tribunale per i minorenni di Bologna per i tre giovani stranieri accusati delle violenze sessuali di Miramare di Rimini nella notte del 26 agosto 2017. I tre sono i complici di Guerlin Butungu, 20enne congolese considerato il capo del gruppo, già condannato a 16 anni. Il pubblico ministero aveva chiesto 12 anni. La decisione del giudice è arrivata dopo meno di un’ora di camera di consiglio. I minori, due fratelli marocchini di 15 e 17 anni e un nigeriano di 16, sono stati ritenuti responsabili di tutti gli otto capi di imputazione che gli venivano contestati: tra questi, lo stupro a una turista polacca, le botte ad un connazionale fidanzato di lei, la seconda violenza sessuale ai danni di un transessuale peruviano e anche un’aggressione ad un’altra coppia, nei giorni precedenti.

L’avvocato Alessandro Gazzea che difende il 16enne nigeriano annuncia appello. “Attenderemo la motivazione che arriverà tra una decina di giorni, il giudice ha considerato probabilmente una serie di circostanze aggravanti che dovevano essere elise”. L’avvocato ha poi confermato che, davanti al giudice del tribunale minorile di Bologna, i tre imputati hanno ribadito il loro pentimento per quanto commesso e alla lettura della sentenza “sono stati tranquilli, erano stati preparati – ha concluso Gazzea – e sapevano che sarebbero andati incontro ad una condanna importante”.

Appello annunciato anche da parte di Marco Defendini, legale dei due fratelli marocchini di 15 e 17 anni. “Il pubblico ministero – riferisce Defendini – aveva chiesto 12 anni di carcere riconoscendo le attenuanti generiche e una riduzione per la minore età. il giudice ha stabilito una pena pari a 9 anni e 8 mesi: era solo un discorso sulla pena, e non sulla responsabilità. In proporzione ai reati gravi commessi – continua Defendini – 9 anni e 8 mesi di pena non è tanto, si parte sempre di una pena di 6-7 anni per reati simili, poi c’è la continuazione, perché sono in tutto 7-8 episodi e il giudice tiene conto anche di questo. Il fatto ritenuto più grave è quello che riguarda la coppia polacca e poi in continuazione tutto il resto”. La condanna è stata emessa in rito abbreviato: “Il pubblico ministero aveva chiesto una pena base di 6 anni poi triplicata per la continuazione nel massimo consentito ed era arrivata a 18, e col rito abbreviato fanno 12 anni, mentre il giudice è stato leggermente più basso”. Alla lettura della sentenza, in aula era presente anche il padre dei due fratelli, mentre la madre si trovava a casa con gli altri due figli minorenni. “Ha parlato con i figli, ma anche lui era preparato alla sentenza”. Ora i tre minori faranno ritorno in carcere: il 17enne marocchino a Torino, il 15enne a Bologna e il 16enne nigeriano a Roma.

In una lettera che i due polacchi, vittime degli stupratori di Rimini, hanno inviato al tribunale dei minori, si legge tra l’altro: “Mi capita di avere incubi notturni e attacchi di panico. Non so se passerà mai la paura e il senso di vergogna che mi accompagnano – dice la ragazza”. “Ho paura del buio, della spiaggia, del mare, della gente che parla una lingua straniera” scrive il fidanzato. Lo riferisce l’avvocato Maurizio Ghinelli, che li assiste e ha depositato i testi tradotti.

Secondo l’avvocato Enrico Graziosi che tutela il transessuale peruviano, la pena di 9 anni e 8 mesi ai tre imputati è “giusta, equa, nell’ordine di quella data a Butungu”, tenendo conto della riduzione del rito abbreviato e dell’ulteriore diminuzione di un terzo per la minore età degli imputati. “Per come conosco gli atti – ha aggiunto, però, – forse da un punto di vista comportamentale doveva essere differenziata la posizione del 16enne nigeriano: ha fatto subito ammenda, ha fornito elementi utili per raggiungere la verità, è stato il più collaborativo e forse è il più debole del gruppo”.

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