Morte di Hayden. Fissato per il 10 ottobre il processo a Rimini con rito abbreviato

Il campione di moto morì nel maggio 2017 all'ospedale Bufalini di Cesena 4 giorni dopo esser stato investito in bici a Misano da una Peugeot 206 guidata da un 30enne di Morciano

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Sarà celebrato il 10 ottobre con rito abbreviato il processo per la morte del motociclista statunitense Nicky Hayden, avvenuta in un incidente stradale il 22 maggio dello scorso anno a Misano Adriatico. Hayden morì all’ospedale Bufalini di Cesena 4 giorni dopo aver impattato con la sua bici contro una Peugeot 206 guidata da un 30enne di Morciano. Questa mattina – mercoledì 13 giugno – davanti gip di Rimini, la scelta del rito abbreviato da parte degli avvocati Francesco Pisciotti e Pier Luigi Autunno, i difensori dell’automobilista, per il quale il sostituto procuratore, Paolo Gengarelli, ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio stradale. 

Un processo che è già tutto agli atti come le tre perizie depositate, quella della Procura, quella dei difensori e quella della parte civile, la famiglia del pilota Usa che non sarà presente in giudizio. La difesa infatti della parte civile, per cui si è costituita sola la sorella di Hayden, non ha accettato il rito abbreviato ed è quindi uscita dal processo probabilmente riservandosi un’azione civile.

Resta però agli atti la perizia della parte civile che con quella della Procura fa una ricostruzione diversa da quella fatta dal perito della difesa. Ad esempio, secondo la ricostruzione fatta dal consulente della Procura, il giovane che ha investito Hayden all’incrocio al momento dell’impatto viaggiava a 72,8 km all’ora anziché ai 50, che è il limite consentito in quel tratto. E stando alla ricostruzione della Procura, se avesse viaggiato ai 50 all’ora “sia continuando a velocità costante, sia reagendo e frenando, l’incidente sarebbe stato evitato”. Insomma se l’auto avesse rispettato i limiti, Hayden “sarebbe transitato appena davanti al veicolo” evitando l’impatto.

Diversa invece la posizione del perito della difesa che punta sulla responsabilità piena di Hayden, sostenendo che, anche se l’automobilista avesse rispettato il limite di velocità, il pilota non rispettando lo stop sarebbe comunque finito contro l’auto.

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