Cia Romagna e Cofagricoltura: “L’agricoltura non è responsabile dei divieti di balneazione”

“Capiamo che i comuni della costa siano in difficoltà sui divieti di balneazione, ma non ci stiamo a prenderci colpe che non sono nostre”. Il mondo dell’agricoltura replica all’assessore all’Ambiente del Comune di Rimini, Anna Montini, la quale ha affermato che i divieti in mare scattano in prossimità delle foci dei fiumi, che nei giorni di forte pioggia portano a riva l’esito di concimazioni agricole nei territori dell’entroterra.

“Le parole dell’assessore denotano una conoscenza non completa delle norme ambientali applicate in ambito agricolo”, commenta Lorenzo Falcioni, Vice Presidente Cia Romagna e presidente territoriale di Rimini.

“Ci sono fasce tampone di rispetto lungo tutte le aste fluviali principali e lungo i canali censiti nel reticolo idrico, nelle quali non si può concimare, proprio per non creare il problema di impatto ambientale a cui fa riferimento Montini” spiega Roberto Bacchini, Segretario territoriale di Confagricoltura.

Falcioni specifica che: “Ci sono regole molto restrittive, europee e territoriali, relative alla condizionalità, ovvero una serie di norme sanitarie e di sicurezza a cui sono soggette tutte le aziende che ricevono i contributi Pac (Politica agricola comune). Le aziende agricole non pensano neppure lontanamente a spargere l’azoto in maniera indiscriminata: i prodotti e trattamenti sono tutti registrati e ci sono seri controlli”.

“Il Comune di Rimini – prosegue Falcioni – ultimamente sta purtroppo rivolgendo scarsa attenzione alla categoria agricola e a tutte le problematiche delle aziende del settore. Salvo ricordarsene quando devono vengono chiamate per “arredare” la città durante eventi con i loro prodotti tipici. Le aziende non sono solo funzionali al turismo, bensì sono attività economiche che vivono nel tessuto cittadino tutto l’anno. Non ci stiamo a passare per quelli che inquinano e che sporcano, quando invece siamo gli unici veri detentori della tutela del territorio in pianura e in collina. Gli agricoltori vivono in campagna: siamo i primi a non volerla inquinare e avvelenare”.

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