Operazione “Supercar”: rintracciato in Romania componente della banda con base a Rimini

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Si era rifugiato al paese di origine, C.G. 32enne, rumeno, uno dei componenti della banda sottrattosi in data 21 maggio alla sua cattura disposta dal G.I.P. del Tribunale di Rimini. Per tale motivo era gravato da un provvedimento di rintraccio e cattura in ambito internazionale emesso dalla medesima Autorità Giudiziaria. Il ricercato era uno dei principali componenti del sodalizio criminale, caratterizzato da una consolidata struttura organizzativa e da un comune progetto criminale, dedito alla commissione di truffe nel commercio di autovetture usate di fascia medio/alta che operava in tutta Italia, con base a Rimini. Il suo arresto, confermato con la comunicazione ufficiale giunta in data odierna dall’Interpool, è stato operato nei giorni scorsi dalla polizia rumena nella città di Timisoara (Romania). A seguito del suo arresto sono state immediatamente avviate le procedure per l’estradizione ed il conseguente suo trasferimento in Italia ove avrà un regolare processo.

L’indagine denominata “supercar” è scaturita da una complessa ed articolata attività info-investigativa, portata avanti con metodiche tradizionali ma anche con l’ausilio di sistemi tecnologici, condotta dagli uomini della Sezione Operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Rimini. I militari dell’Arma, a seguito di una denuncia – querela per tale tipologia di truffa presentata nel mese di agosto dello scorso anno, hanno avviato l’attività il cui sviluppo ha permesso di raccogliere importanti elementi accusatori che hanno dimostrato come il sodalizio criminale, con base nella città malatestiana, di fatto operasse sull’intero territorio nazionale.

Sempre il medesimo il modus operandi prescelto degli indagati, che prevedeva il pagamento dei veicoli con assegni falsi, l’intestazione dei mezzi ad alcuni soggetti italiani, membri anch’essi dell’associazione ma con ruoli marginali, e la successiva immediata esportazione all’esterno al fine di alienarli in Paesi stranieri così da rendere particolarmente difficoltosa, se non impossibile, l’eventuale attività di rintraccio da parte delle vittime nel momento in cui si rendevano conto di essere state raggirate. L’illecita attività partiva con l’iniziale individuazione delle potenziali vittime le quali venivano adescate tra coloro che avevano intenzione di vendere la propria auto. La scelta della vittima avveniva consultando gli annunci di numerosi siti di compravendita on-line, selezionando gli annunci di potenziale interesse e contattando il venditore al fine di “tastarne il polso” e comprendere se fosse una “facile preda”.

Una volta che la vittima veniva scelta dal promotore ed organizzatore dell’associazione sulla scorta di una presunta maggiore ingenuità captata nel corso di diversi contatti telefonici, subentrava un altro membro dell’associazione il quale, presentandosi come un rivenditore di auto, contrattava la compravendita del veicolo ed incontrava personalmente la vittima. Raggiunto l’accordo, i rei effettuavano il passaggio di proprietà presso una agenzia di pratiche auto, solitamente nel luogo di residenza della vittima, pagando quanto concordato mediante l’utilizzo di assegni sì falsi, ma di ottima fattura. I rei, per eludere l’immediata verifica relativa alla genuinità e copertura del titolo di credito, erano soliti effettuare tale operazione nel pomeriggio del venerdì poiché, essendo gli istituti di credito chiusi nel fine settimana, l’ignaro venditore non aveva modo di accorgersi della patita truffa non prima del lunedì successivo. In tale lasso di tempo il veicolo, ormai nelle mani dell’organizzazione, veniva immediatamente portare all’estero da altri membri del sodalizio criminale, pronto per esser immesso sul quel mercato.

L’attività di indagine, svolta dal mese di agosto 2019 al mese di febbraio, ha consentito di documentare 40 episodi di truffa, con un danno patrimoniale per le vittime stimato in circa €. 600.000.

 

 

 

 

 

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