ROMAGNA E ROMAGNOLI NEL MONDO / 9 / Italiani e romagnoli nella guerra civile americana: gli “unionisti” Saffi e Gordini

Si calcola che nella Guerra civile americana (o Guerra di secessione che dir si voglia), che si tenne tra l’aprile del 1861 e il giugno del 1865, abbiano combattuto almeno 7.000 italiani, presenti in ambedue gli eserciti contrapposti (Unionisti e Confederati, popolarmente conosciuti anche come “Nordisti” e “Sudisti”). Al di là degli studi scolastici e d’altro genere, quel sanguinoso conflitto, che fu determinate nella storia degli Stati Uniti e del mondo, ci è noto anche per i numerosi rifermenti letterari e cinematografici (si pensi solo al celebre Via col vento). Meno nota, invece, è la realtà della presenza e del coinvolgimento di numerosissimi nostri connazionali, quantomeno d’origine.

Già nel mese successivo allo scoppio delle ostilità, cioè nel maggio del 1861, a New York si formarono le due unità “nordiste” comprendenti molti volontari italiani, che Lincoln, prima della loro partenza per il fronte, passò in rassegna a Washington. Si trattava della Italian Legion, che sulla bandiera a stelle e strisce portava un fiocco tricolore con la scritta “Vincere o Morire”, e delle Garibaldi Guards, ossia il 39° Reggimento della Fanteria newyorchese (New York Infantry Regiment), che portava anche la bandiera italiana ma era composto di soldati di varia provenienza (tedeschi, svizzeri, spagnoli, portoghesi, francesi e ungheresi).

Guerra Civile Usa

Il Reggimento che prese parte alle maggiori battaglie del conflitto partì da New York il 28 maggio 1861, arrivò a Washington il 1° giugno e vi rimase fino al mese successivo, quando fu aggregato alla 1st. Brigade, 5th Division, Army of Northeastern Virginia (fu in questo intervallo di tempo che ricevette gli onori di Lincoln), per poi avere altre aggregazioni e sciogliersi alla fine del conflitto quando, il 1° luglio 1865, fu congedato con onore. In suo ricordo si erge un monumento nel cimitero di Ridge, a Gettysburg, nel luogo di una delle battaglie più sanguinose e decisive dell’intero conflitto.

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La “Garibaldi Guard” sfila davanti a Lincoln

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Il monumento al 39° Fanteria – Garibaldi Guard nel cimitero di Ridge, Gettysburg

La maggior parte degli italiani già residenti in America combatté nell’esercito “nordista” sia per ragioni geo-demografiche (molti di loro risiedevano nell’area di New York), sia per motivazioni politiche (la lotta contro lo schiavismo e la provenienza dagli ambienti libertari collegati con gli ideali risorgimentali). Rifugiati mazziniani come Francesco Secchi de Casale e reduci garibaldini sostennero con entusiasmo lo sforzo bellico. Molti italiani, oltre ad arruolarsi nei reparti citati in precedenza, entrarono nelle fila Unioniste sparsi fra i vari reggimenti.

Anche dello schieramento opposto, quello Confederato, fecero parte numerosi nostri connazionali, dislocati in vari reggimenti. Molti di loro vennero fatti arrivare appositamente dall’Italia, ed erano principalmente ex soldati borbonici reclutati con il benestare del governo piemontese, che cercava di liberarsi del cospicuo numero di prigionieri che aveva ancora in custodia. Delle fila sudiste fecero parte, oltre al Sixth Regiment European Brigade, in cui militavano molti italiani, il battaglione Italian Guards e una Garibaldi Legion, mentre una compagnia del 10° Fanteria della Louisiana era composta solo di ex soldati borbonici; altri vennero inseriti nel 22° Fanteria.

Diversi nostri connazionali (di provenienza o origine) ebbero ruoli di ufficiali anche di altissimo grado in entrambi gli schieramenti, e non dimentichiamo che ci furono anche trattative volte a coinvolgere direttamente Giuseppe Garibaldi con un ruolo di comando nell’esercito unionista, che però per vari motivi non si concretizzarono.

Nel nostro Paese, notevoli furono all’epoca le dimostrazioni di attenzione e di interesse verso il conflitto che si svolgeva oltreoceano, nella consapevolezza che questo avrebbe riguardato e condizionato assetti politici di portata quasi pan-atlantica, oltre a questioni “ideali” di fondamentale valore e importanza. Se il sostegno di Mazzini alla causa Unionista fu (soprattutto inizialmente) non privo di alcuni distinguo, più immediata e netta fu la posizione del romagnolo Aurelio Saffi (che era stato triumviro della Repubblica Romana, poi esule all’estero), facente parte del governo del nuovo e indipendente Regno d’Italia, proclamato nello stesso anno in cui iniziava la Guerra civile americana.

aurelio saffi

Aurelio Saffi

Saffi, già un mese prima dello scoppio delle ostilità, espresse pieno sostegno alla causa Unionista e una totale fiducia nella capacità del repubblicanesimo americano di poter affrontare il frangente della guerra civile e di “rigenerare” la nazione, proprio perché aveva allevato, nell’esercizio dei diritti democratici, dei cittadini virtuosi. Avrebbe ampliato queste riflessioni e prese di posizione, già abbozzate nel marzo del 1861 sulle pagine del «Popolo d’Italia», nelle sue Lezioni d’Oltre Atlantico, pubblicate su «Il Dovere» immediatamente dopo la fine del conflitto in America.

Quella di ricostruire le storie di soldati di origine romagnola in quel conflitto sarebbe una impresa che richiederebbe un lungo – e forse non semplice – lavoro di ricognizione fra le carte degli archivi statunitensi, impegno certamente non congruo alle limitate pretese di questa nostra rubrica. Forse, però, una succinta storia possiamo abbozzarla e un nome possiamo farlo (pur consci che per saperne di più e avere certezza delle notizie servirebbero ulteriori indagini). Emergono da un articolo di Paola Tassinari comparso sul quotidiano «La Voce di Romagna» il 7 luglio del 2014, in cui si parla del ravennate Giovanni Gordini, classe 1838. Questo giovane di 23 anni a quanto pare si imbarcò per New York (rispondendo ad appelli che erano stati diffusi a livello internazionale) e si arruolò nelle già citate Garibaldi Guards, cioè nel 39° Fanteria dell’esercito nordista. Di Gordini si sa, attraverso le fonti reperite dalla Tassinari, che nel 1862 partecipò alla battaglia di Cross Keys; che vi rimase ferito e fu portato in un ospedale da campo; dopo di che, se ne perdono le tracce (forse per via del nome e cognome spesso trascritti in modo errato).

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La battaglia di Cross Keys in una stampa dell’epoca

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Una ricognizione fra i testi sull’argomento ci fa imbattere nell’elenco degli italiani appartenenti alla 1ª Compagnia (Compagnia A) del 39° Fanteria, dove troviamo un caporale di nome “Giovanni Godini” (in E. Cassani, Italiani nella guerra civile americana, p. 34). Si tratta quasi certamente proprio del nostro corregionale, il cui cognome risente (come molti altri, per via anche delle differenze linguistiche e di comunicazioni principalmente orali) di un errore di trascrizione. Troviamo poi un corporal (caporale) Godini nell’elenco dei feriti della stessa battaglia, con nome “Antonio” (quasi certamente un errore) a p. 68 del libro di Alduino e Coles, Sons of Garibaldi in Blue and Grey. Il nome “Godini” rientra anche nell’elenco degli italiani feriti a Cross Keys stilato poche settimane dopo la battaglia, il 3 luglio 1862, dal giornale newyorchese «L’Eco d’Italia», dove, trattando del 39 Fanteria, viene scritto: «I feriti poi italiani furono Olivari, Piccioni, Samaniego e Godini, i tre ultimi leggermente» (la citazione è a p. 35 di Dixie, di Paolo Poponessi).

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Il luogo della battaglia di Cross Keys oggi

La battaglia di Cross Keys (Virginia, contea di Rockingam), in cui Giovanni Gordini rimase ferito, si svolse l’8 e 9 giugno del 1862; in quei due giorni le Garibaldi Guards ebbero 10 caduti, 22 dispersi e 12 feriti, mentre le vittime totali furono di 664 uomini tra gli Unionisti e di 287 tra i Confederati. La vittoria nell’occasione arrise a questi ultimi.

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PER APPROFONDIRE

Luca Codignola, The Civil War: The View from Italy, in «Reviews in American History», III, n. 4 (dec. 1975), pp. 457–461.

Emanuele Cassani, Italiani nella guerra civile americana 1861-1865, Prospettiva Editrice, Civitavecchia 2006.

Frank W. Alduino – David J. Coles, Sons of Garibaldi in Blue and Grey. Italians in the American Civil War, Cambria Press, New York 2007.

Franco Rebagliati – Furio Cicliot, Garibaldi Guard, Garibaldi Legion. Volontari italiani nella Guerra civile americana, Marco Sabatelli, Savona 2008.

Paolo Poponessi, Dixie. La storia italiana della Guerra Civile Americana, Il Cerchio, Rimini 2015.

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