Coronavirus. Emilia Romagna, migliaia di cinghiali senza freni causano danni ai raccolti

Critica la situazione sull’Appennino Emiliano Romagnolo, i tanti cinghiali a spasso senza freni un potenziale pericolo per le persone

Con l’emergenza coronavirus salgono a oltre due milioni i cinghiali che circolano senza freni per campagne e città senza più freni danneggiando i raccolti e mettendo a rischio la sicurezza delle famiglie anche nelle poche occasioni in cui è permesso uscire di casa. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in riferimento alla moltiplicazione degli avvistamenti di cinghiali e animali selvatici che sempre più spesso si spingono nei centri abitati, con segnalazioni nei paesi e nelle grandi città oltre che nelle coltivate, dalla Lombardia alla Calabria, dalle Marche alla Puglia, dalla Liguria al Lazio, dalla Lombardia all’Abruzzo fino alla Sicilia.

A differenza di quanto accade per le scimmie in Thailandia, i caproni selvatici nel Galles e i cervi in Giappone, in Italia a rischio – sottolinea la Coldiretti – non ci sono solo i raccolti resi più preziosi in questo momento dalla necessità di assicurare adeguate forniture alimentari con l’emergenza Coronavirus, ma anche la sicurezza dei cittadini che in alcuni territori sono assediati dagli animali selvatici sull’uscio di casa. Una situazione aggravata dal fatto che – evidenzia la Coldiretti – con l’emergenza coronavirus spesso sono stati sospesi i servizi di contenimento e i selezionatori, chiusi gli ambiti territoriali di caccia e la polizia provinciale impegnata nei controlli stradali per la quarantena.

In Emilia Romagna sull’Appennino i cinghiali sono fuori controllo con una popolazione di parecchie migliaia di esemplari con gravi danni per i campi coltivati che vengono letteralmente distrutti da periodiche incursioni – spiega la Coldiretti – una situazione aggravata dal fatto che con l’emergenza sanitaria la caccia di selezione e i piani di controllo sono fermi.

Nelle Marche si moltiplicano le razzie con incursioni a Jesi, in zona Ripa Bianca, dove una quarantina di cinghiali ha distrutto i germogli di cece di un’azienda agricola, ma anche a Fabriano e a Serra San Quirico. Nell’Ascolano, a Montemonaco – spiega la Coldiretti – a farne le spese sono state le colture di patate, ceci e lenticchia mentre l’intera area interna della provincia di Macerata lamenta danni su cereali e foraggio.

I timori maggiori sono legati alle prossime semine di girasole ma, soprattutto, alle coltivazioni per l’alimentazione degli animali negli allevamenti. In Abruzzo nell’area della Majella gli ungulati utilizzano vanno a pranzo nei campi coltivati, mentre un branco di cinghiali è stato avvisato in un vigneto di una frazione di Roseto, in provincia di Teramo, a pochi chilometri dalle abitazioni.

In Italia ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici e oltre otto italiani su 10 (81%) – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero.  Il 69% degli italiani ritiene che siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati che si sono formati un’opinione. Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali. La proliferazione senza freni dei cinghiali – conclude la Coldiretti – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali anche in aree di elevato pregio naturalistico.

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