Mario Mazzotti, Legacoop Romagna: nella crisi, centrale il lavoro delle cooperative, alle imprese serve liquidità

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La tempesta che ha investito l’Italia con la pandemia da Coronavirus non ha risparmiato il mondo delle imprese cooperative, chiamate in moltissimi casi a rimanere operative per continuare a dare risposte ai cittadini nella lunga quarantena, in condizioni difficilissime. “Il movimento cooperativo ha avuto piena consapevolezza della gravità della situazione e condiviso il percorso intrapreso dalle autorità che ha messo la salute pubblica al primo posto” dice Mario Mazzotti, Presidente di Legacoop Romagna. Ma a questo punto, oltre a ribadire con orgoglio la centralità del suo ruolo in molti settori vitali della vita del Paese, la cooperazione chiede misure precise che l’aiutino a reggere l’impatto della crisi. Al pari degli altri attori economici.

L’INTERVISTA

Presidente Mazzotti, da dove siete partiti per affrontare questa crisi senza precedenti?

“Dal bisogno di coniugare due esigenze fondamentali: preservare la salute fisica di chi lavora e la salute economica delle aziende. Questo nell’interesse generale. Quindi siamo partiti dalla necessità di adottare le precauzioni necessarie per il contenimento del virus, senza fermare però i servizi essenziali. C’è stato un grande lavoro per sensibilizzare le basi sociali e la comunità in cui operano le cooperative, che sono impegnate in prima linea nei settori strategici e hanno garantito piena efficacia ed efficienza alle principali attività strategiche per il Paese.”

Di quali attività parliamo?

“Sto parlando delle cooperative impegnate nelle pulizie e sanificazione degli ospedali e delle strutture sanitarie, delle cooperative sociali che gestiscono strutture per anziani, disabili e persone svantaggiate. Degli addetti alla ristorazione e allo sporzionamento dei pasti negli ospedali e nelle altre attività sociali. Dei cooperatori impegnati nell’igiene urbana e nello spazzamento. Degli autotrasportatori, senza i quali il sistema di approvvigionamento andrebbe immediatamente in crisi, e del trasporto persone. Degli addetti alla logistica e facchinaggio, in particolare nei settori agroalimentare, produzione energetica e portuale. Dei dipendenti della distribuzione organizzata, Coop e Conad, in prima linea a garantire l’apertura dei negozi e la possibilità di rifornirsi di generi di prima necessità. Della filiera agroalimentare, produttori e agricoltori, pesca, produzione e trasformazione di prodotti. Di chi produce plastica e di chi fa manutenzioni. Ma anche delle coop di giornalisti, per garantire il diritto all’informazione. C’è stato anche un lavoro specifico per riconvertire le imprese alla produzione di mascherine. Come vede è un mondo cooperativo essenziale al funzionamento e alla tenuta dell’Italia in questa fase di crisi drammatica.”

Qual è il rapporto con le istituzioni?

“Abbiamo sviluppato il massimo di collaborazione, pur con le difficoltà di una fase d’emergenza. La situazione più delicata riguarda la fornitura dei dispositivi di protezione individuale agli operatori dei settori principali, a cominciare dal socio-sanitario. Abbiano chiesto più volte e ripetutamente che il personale che opera all’interno del settore ospedaliero fosse considerato al pari di medici e infermieri per quello che riguarda la dotazione di Dpi. Purtroppo subiamo la mancanza di una fornitura adeguata di questi fondamentali strumenti, che sono ancora difficilmente reperibili sul mercato.”

Quali settori cooperativi hanno dovuto chiudere?

“Interi settori hanno dovuto cessare l’attività in base ai provvedimenti del Governo. Penso in particolare ai soci delle cooperative sociali nel settore dell’infanzia e della scuola, per i quali abbiamo chiesto il pieno riconoscimento di quanto pattuito nelle convenzioni stipulate con gli enti locali, al pari del personale dipendente. Chiediamo quindi la piena applicazione del Cura Italia all’articolo 48, che per la prima volta dice che deve essere riconosciuto alle cooperative il corrispettivo della convenzione del contratto in essere anche se i servizi non sono stati erogati: su questo punto è aperto il confronto, per trovare un ragionevole punto d’incontro con gli Enti locali.”

Altri settori sono fermi.

“Pensiamo alle cooperative industriali, delle costruzioni. Le cooperative culturali hanno subito un danno enorme, così come quelle che operano nel turismo e nella ristorazione. Per tutti questi, compresa la cooperazione sociale e altri settori, andranno attivati gli ammortizzatori sociali, necessari a garantire sia il posto di lavoro che il reddito dei soci e lavoratori. Ma il Governo può e deve fare di più, soprattutto per i settori meno tutelati, penso al settore culturale.”

Le 9 settimane di cassa integrazione per i dipendenti previste con il Decreto Marzo sono sufficienti?

“No, no, chiaro che no. Ci aspettiamo che nel Decreto Aprile, che arriverà a giorni, ci sia un allungamento di queste 9 settimane, almeno del doppio. Fra le altre cose, chiediamo anche che le aziende che avevano ancora un po’ di liquidità e che hanno già anticipato il FIS Fondo Integrazione Salariale ai dipendenti per il mese di marzo non siano penalizzate, cioè che non venga loro riconosciuta da parte delle banche la liquidità concessa invece ad aziende che non hanno anticipato nulla.”

Qual è il rapporto con le banche, appunto?

“Sono molto importanti le intese raggiunte con gli istituti di credito per anticipare gli ammortizzatori sociali in attesa del saldo dell’Inps. Sono fondamentali per i lavoratori, ma anche per dare respiro alle imprese che si trovano spesso in una forte crisi di liquidità. Noi tra l’altro chiederemo l’anticipo anche per le aziende che hanno già anticipato l’erogazione dei fondi ai lavoratori. Ci aspettiamo naturalmente la piena collaborazione da parte delle banche in tutta questa fase. Resta sempre il problema della garanzia del prestito per chi ha un rating basso e in questo senso è fondamentale l’intervento del sistema Confidi su cui la Regione sta già intervenendo per sostenere tali strumenti di garanzia.”

Qual è il primo problema delle imprese, adesso?

“La liquidità. Serve la disponibilità finanziaria per potere ripartire e fare fronte alle necessità immediate dell’impresa. L’iniziativa dell’ABI per favorire l’impegno delle banche a mettere a disposizione liquidità per imprese e famiglie è di buon auspicio, accanto all’iniziativa di rinvio delle principali scadenze e adempimenti di carattere fiscale e tributario. Ma servirà fare di più. La liquidità tutti dichiarano che c’è. A questo punto bisogna metterla a disposizione, deve arrivare a destinazione, alle imprese.”

Per questo Legacoop Romagna e Federcoop Romagna hanno creato un team specifico, composto da consulenti finanziari, direzionali e legali-giuslavoristici. A chi vi rivolgete?

“A tutti quelli che ci chiedono questo servizio. Cooperative e non. Il Team abbraccia tutti gli ambiti tecnici multidisciplinari che la complessità della situazione e delle misure messe in campo richiedono. Per attivare il Team, è sufficiente rivolgersi alla mail: liquiditacovid-19@federcoopromagna.it”

Quali sono i compiti di questo Team di specialisti?

“In particolare, il Team tecnico della cooperazione è messo a disposizione delle imprese che vogliono valutare gli impatti del Covid-19  – sia economici, per cali di produzione, che finanziari, per dilazione degli incassi – sui propri piani industriali e budget economici e di cassa, per costruire rapidamente una visione alternativa degli scenari e una riorganizzazione aziendale; qualora siano assenti piani e budget, stimare in via semplificata, su base storica, i propri flussi finanziari prospettici, per ottenere un dato tempestivo, anche se approssimativo; verificare l’applicabilità in concreto dei contenuti delle tipologie di moratoria previste (quella del Decreto “Cura Italia”, quella di ABI, ma anche gli strumenti attivati da Cassa Depositi Prestiti), in modo da indirizzare correttamente la scelta da assumere. In questo caso Federcoop Romagna collabora con Federazione delle Cooperative di Ravenna, per la presentazione agli Istituti finanziari della domanda di moratoria e della relativa istruttoria, quando richiesta. Inoltre c’è da considerare forme di finanza ponte e o di anticipazione del credito, per far fronte alle crescenti richieste di Cassa Integrazione, per supportare le aziende, traghettandole fino al momento della liquidazione della stessa da parte dell’INPS.”

Che scenario prevede per il futuro?

“È chiaro che ci troviamo di fronte a una crisi che presenterà un conto molto salato. Ma è ancora presto per fare delle previsioni corrette. Di certo si può dire che il 2020 sarà un anno con una forte caduta del prodotto interno lordo e con una difficoltà di ripartenza in molti settori economici del Paese.”

Le misure del Governo vi soddisfano?

“Consideriamo positive le misure adottate fin qui, tutte tese a sostenere il reddito delle famiglie e dei lavoratori, e quindi la domanda. C’è bisogno ora di uno scatto ulteriore che ci aspettiamo – come dicevo – sia contenuto nel cosiddetto Decreto Aprile. Occorre intervenire sugli aspetti strutturali che dovranno condizionare la ripresa dei prossimi mesi, che ci auguriamo rapida, a cominciare dalle politiche per gli investimenti e gli interventi strutturali del sistema sanitario e sociale del Paese, che va considerato come una leva strategica e non un costo. Bisogna poi intervenire in fretta sul versante dell’innovazione digitale e tecnologica e delle politiche industriali. ”

Si paventa una crisi sociale, di povertà.

“Ci attende purtroppo un aumento della disoccupazione e rischiamo che all’emergenza sanitaria si affianchi un’emergenza sociale, soprattutto al Sud. In questo senso, penso che andranno studiati interventi di carattere strutturale di sostegno al reddito, ma anche di emersione di forme di illegalità e lavoro nero che hanno contraddistinto un pezzo dell’economia del Paese. Andrà considerato anche il sostegno ai lavoratori autonomi e alle partite Iva, in quelle fasce di proletarizzazione del ceto medio che hanno sofferto di più la globalizzazione.”

Il vostro giudizio sul ruolo dell’Europa?

“L’Unione Europea ha già messo in atto alcuni provvedimenti importanti, senza cui ci troveremmo ulteriormente in difficoltà. Penso al superamento del patto di stabilità e all’intervento della BCE che ha messo a disposizione ingenti risorse. Ovviamente quello fatto finora è insufficiente. Ci aspettiamo che all’Italia sia data la possibilità di utilizzare i fondi strutturali europei non ancora spesi, di potere accedere al Fondo salvastati del MES senza le tagliole previste dalle vecchie regole.”

La proposta dei Coronabond vi convince?

“Emissioni temporanee di obbligazioni finalizzate a dare risposte all’emergenza in cui ci troviamo sarebbero non solo utili, ma rappresenterebbero un elemento di risposta comune a una difficoltà che riguarda tutto il continente. Potrebbe rappresentare anche l’embrione su cui costruire un consolidamento dell’Unione, che senza un intervento strutturale ben visibile e condiviso dalle opinioni pubbliche rischia di essere travolta dall’emergenza.”

C’è chi dice che la globalizzazione sia finita…

“Non mi pare. Mi auguro sia finito questo tipo di globalizzazione che ha generato disuguaglianze e contraddizioni. Sicuramente molto cambierà. Questa grande crisi dovrà essere anche l’occasione per ripensare i paradigmi economici che hanno retto finora lo sviluppo e affermare un pensiero globale più maturo sulla sostenibilità, l’equità, la lotta alle diseguaglianze sociali come una condizione per garantire la ripresa economica.”

Come resiste e risponde la struttura di Legacoop Romagna a questa crisi?

“Nonostante le difficoltà, il rapporto di Legacoop e Federcoop Romagna con le associate si è intensificato. Ci siamo organizzati rapidamente come richiesto dalle nuove norme di sicurezza, mantenendo però un contatto costante e quotidiano con tutte le nostre associate e continuando a dare servizi puntuali alle imprese. C’è stata una forte crescita delle richieste di assistenza sulla parte organizzativa, sulla gestione del personale delle imprese e sul rapporto con il mondo del credito. Abbiamo assistito all’accelerazione verso un impiego massiccio di strumenti come lo smart working e le videoconferenze, che consentono di mantenere i livelli di partecipazione democratica tipici della cooperazione anche a distanza. Questo è uno degli aspetti che determinerà un cambiamento anche in prospettiva della ripresa e del ritorno alla normalità, occorrerà trovare un equilibrio tra questi strumenti per garantire la partecipazione delle basi sociali, ad esempio nelle assemblee. Le cooperative degli informatici e della comunicazione di Treseiuno e Culturmedia si sono messe a disposizione per fornire risposte concrete.”

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