Rimini. Sulle disparità fra Enti di promozione sportiva e Federazioni il CSI Romagna alza la voce

In seguito alle problematiche sorte nell’ultimo periodo, i comitati territoriali Csi della Romagna – Ravenna, Faenza, Forlì, Cesena, Imola e Rimini – scrivono una lettera aperta congiunta alle loro società, evidenziando alcuni punti cruciali nell’ambito delle interpretazioni legate ai decreti e alle ordinanze recenti relativamente al tema dell’attività sportiva che si può praticare in zona rossa.

Nella lettera si legge che “Il decreto del 2 marzo ha di fatto bloccato tutti gli eventi e le manifestazioni organizzate dagli Enti di promozione sportiva, sancendo di fatto una inaccettabile discriminazione tra due importanti modelli sportivi, quello degli Eps, appunto, e quello delle Federazioni. Il Csi non accetta che la sua tessera venga considerata più contagiosa di quella delle Federazioni. Si è così creato il paradosso che, nella stessa società sportiva, un ragazzo tesserato Csi non può fare attività e il suo compagno di squadra, tesserato di federazione per lo stesso tipo di attività, quella professionistica è storia a parte, può fare quello che vuole. Non è accettabile, non è solo un problema tecnico ma anche culturale e, se vogliamo, di diritti della persona.

Con questa lettera, ribadiamo la costernazione di fronte a tale disparità e la richiesta di attuare immediatamente disposizioni che ripristino criteri di uguaglianza e di pari diritti. L’ultimo Dpcm (in vigore dal 6 marzo scorso), di fatto, non ha inserito novità rispetto a quello di dicembre per il settore degli enti di promozione sportiva: la differenza sta nel fatto che oggi siamo in zona ‘rossa’ e quindi anche le competizioni di livello nazionale promosse dai nostri organismi sono state sospese. Ciò che risulta curioso ed irritante nello stesso tempo è il fatto che fino a giovedì 4 marzo erano consentiti (anche in zona rossa) gli allenamenti in vista della ripresa dei campionati e poi, nella giornata successiva, leggiamo nelle FAQ del Dipartimento Sport relative al DPCM in questione, che tali allenamenti sono consentiti unicamente alle Federazioni e non agli Enti di promozione sportiva. Appare incredibile che le FAQ possano contraddire una disposizione ufficiale del Governo e, quel che più ci irrita, è che questa pessima novità accentua il divario fra attori dello sport. È stato sancito che esiste uno sport di serie A e uno di serie B, che è importante solo lo sport di elite, quello che porta medaglie, mentre quello di base, che fa praticare sport a milioni di anonime persone, non lo è con tutto quello che ne consegue in termini di salute e di importanza sociale.

È un gravissimo problema culturale. Le Federazioni non sono le padrone dello sport che è, e rimane, un bene comune, di tutti e non di pochi. Contro tutto questo il CSI, assieme agli altri Enti di promozione sportiva, è deciso ad intraprendere tutte le strade possibili, anche legali.

Secondo quanto stabilito dal Comunicato Ufficiale n 13 del CSI nazionale del 20 marzo 2021, in seguito alla comunicazione del Segretario Generale del CONI Carlo Mornati del 19 marzo 2021 e dopo aver chiesto parere tecnico a studi professionali del settore, si comunica che in zona rossa gli Enti di promozione sportiva possono fare allenamenti in preparazione ad eventi e manifestazioni di interesse nazionale autorizzate dal Coni e verificabili sull’apposito sito e non sospese in seguito all’art. 41 del decreto legge. Attualmente il Csi non ha sospeso alcuna manifestazione o competizione di interesse nazionale. Ricordiamo, dunque, alle nostre società che chi vuole può allenarsi, naturalmente nel pieno rispetto dei protocolli sanitari vigenti e tenendo sempre conto delle ordinanze locali che sono state emesse dai vari Comuni. Naturalmente questa è una interpretazione tecnica, e quindi incontrovertibile, del decreto. Rimane però da risolvere anche una questione etica: è veramente necessario in questo momento fare allenamento o forse è meglio fermarsi almeno per due settimane? Non possiamo essere noi a rispondere ma è nella coscienza e nelle possibilità (non sempre è possibile scegliere) di ogni presidente il fare la scelta per lui più giusta. Il CSI si limita a consigliare, là dove sia possibile, di fermarsi, seppure per il minor tempo possibile. Naturalmente, per la ripresa dei campionati, aspetteremo che tutti, anche chi deciderà di fermarsi, abbiano il tempo di fare il necessario allenamento. Come Csi continueremo ad assumere atteggiamenti e condotte con quell’onestà intellettuale, serietà e senso di responsabilità che finora ci hanno contraddistinto, con la speranza che, una volta terminato il periodo di zona rossa, si possano davvero iniziare nei nostri territori locali i campionati”.

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