Confcommercio Rimini: “Reperimento del personale stagionale, problema che mina le nostre imprese e impatta sull’offerta turistica”

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“Il Consiglio Nazionale di Confcommercio a cui ho partecipato ieri a Roma è stata l’occasione per porre nuovamente all’attenzione un tema molto sentito sul nostro territorio: il reperimento del personale stagionale nel settore del turismo, del commercio e dei servizi. Un problema – spiega il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino – che ormai da anni sta mettendo in pericolo l’offerta turistica che proponiamo e anche la sopravvivenza stessa delle piccole imprese, soprattutto per quanto riguarda ospitalità e ristorazione. Le aziende le provano di tutte, dall’affidarsi alle agenzie specializzate al passaparola, fino agli annunci sui social, ma ottenere risposte concrete è veramente complicato”.

“Al Consiglio ho evidenziato che la difficoltà maggiore la riscontriamo nell’avviamento dei giovani all’attività, soprattutto per quanto riguarda alberghi, bar e ristoranti. Un ragazzo che non ha compiuto 18 anni non può lavorare in orari serali e notturni, non può manipolare alcol (il che significa che non può preparare un cocktail, né portare al tavolo una bottiglia di vino e nemmeno un caffè corretto) mettendo dunque fine prima di iniziare alla sua esperienza nel mondo dei pubblici esercizi. Sono certo che nulla possa prescindere dall’implementazione della formazione professionale, che permette di avere basi solide per entrare nel mondo del lavoro, ma l’esperienza che un ragazzo può maturare in azienda rimane fondamentale. Un tesoro fatto di consigli, di esperienze da cui apprendere, di lavoro sul campo che permette di affinare tecniche e di migliorare l’approccio alla professione. Un modo per rendersi conto di cosa significa lavorare, un’esperienza che rende i ragazzi più forti e indipendenti” avanza Indino.

“Confcommercio e Fipe seguono da tempo queste problematiche e tutti sono concordi che è il tempo di intervenire in maniera decisa, proseguendo nel confronto tra le parti per arrivare a un risultato concreto.
Non è possibile che le aziende debbano sobbarcarsi enormi costi legati alla burocrazia anche solamente per mettere in prova un lavoratore: costi di assunzione, onorari dei professionisti ed eventualmente anche gli oneri di licenziamento se al termine della prova il lavoratore non è risultato idoneo, nonché la certificazione unica di fine anno. Cifre che paiono poca cosa e che invece sommate ad un momento di oggettiva difficoltà possono risultare determinanti. Per questo ancora una volta devo sottolineare come il settore turismo abbia bisogno di flessibilità e che i voucher sono una soluzione che non andava buttata via. Erano da migliorare, non lo metto in dubbio, invece sono stati eliminati mentre i problemi sono rimasti. Chiediamo uno strumento flessibile e codificato, che non permetta l’utilizzo in modo improprio, ma che vada incontro alle necessità delle imprese” prosegue Indino.

“Mentre l’opinione pubblica tende a minimizzare il problema scaricando le colpe sulle imprese, da più parti mi segnalano persone che si presentano ai colloqui di lavoro chiedendo di essere assunti senza regolari contratti per mantenere gli ammortizzatori sociali o il reddito di cittadinanza. Ecco, a chi pensa che i furbetti siano gli imprenditori, voglio dire di prendere in considerazione che anche i lavoratori non sono tutti pronti a rispettare le regole.  Qui c’è un problema da affrontare alla radice, senza pregiudizi ideologici, cercando di trovare soluzioni condivise che possano fortificare tutto il sistema. Un’urgenza per tutto il Paese, ma in particolare per territori come il nostro che vivono di turismo e stagionalità” chiude Indino.

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