Regione E-R, illustrato avvio del percorso Piano aria 2030: risorse per 148 milioni

In Commissione l’assessore Priolo: “Per ridurre l’inquinamento per la prima volta finanziata l’agricoltura. Ridotte le emissioni dal 2020, dobbiamo raggiungere gli obiettivi che chiede la Ue”. La minoranza: “Dubbi sulle risorse”. La maggioranza: “Si cambia logica: finanziamenti invece di sanzioni”.

È stato illustrato l’avvio del percorso e le linee strategiche del Piano aria integrato regionale (PAIR 2030). In commissione Territorio, ambiente e mobilità, la vicepresidente Nadia Rossi ha sottolineato la bontà di “un metodo di lavoro che consente a tutti di intervenire e portare le proprie osservazioni”. I cardini principali del Piano sono stati presentati ai consiglieri dall’assessora Irene Priolo (Ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile).

Il Piano può contare su risorse per 148,6 milioni e nel primo triennio ci sarà l’attuazione, da parte della Regione, per oltre 66 milioni. “Cifre che sono incrementabili -ha aggiunto irene Priolo- con altre fonti di finanziamento, la cui programmazione deve, però, essere ancora fatta. Questo Piano parte con gambe robuste”. Un cambio di rotta, poi, si ha con il passaggio dalla sanzione all’incentivazione e all’aiuto di alcuni settori produttivi.

Dopo la procedura di infrazione e la condanna della Ue a causa degli sforamenti di Pm10 nelle regioni del Bacino padano, sono stati adottati provvedimenti emergenziali per rientrare nei limiti entro il 2025. In Emilia-Romagna, ci sono stati superamenti (che non dovevano essere oltre 35 l’anno) dei limiti giornalieri di 50 microgrammi per metro cubo. Nel 2021 i limiti sono stati Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara e Rimini.

Per quanto riguarda il biossido di azoto, i limiti (anche a causa del lockdown) sono stati rispettati nel 2020 come nel 2021, tranne che a Bologna. Limiti di Pm 2.5 superati per 17 volte solo a Piacenza e Reggio Emilia rispetto al 2018, quando non si sono verificati superamenti.

Emissioni di PM10. I settori che incidono di più sono l’agricoltura, con il 33%, seguita da traffico, con il 27%, il riscaldamento a legna, con il 18%, l’industria, col 9%, altro traffico (aereo) col 6%, il riscaldamento non a legna con meno del 5%. Nel Bacino padano la densità delle emissioni riguarda le Pm 10, ossido azoto (camion), ammoniaca. Le componenti in città sono il traffico e il riscaldamento; poi ci sono le autostrade (“ma la Regione non ha competenze per intervenire” ha detto Priolo). L’ammoniaca è prodotta da agricoltura e allevamento (33% in regione) e la quantità è concentrata tra Modena, Reggio Emilia e Parma.

L’assessora ha ricordato i risultati raggiunti con il Piano aria 2020: il 94% delle azioni sono state avviate portando alla riduzione del 44% di biossido azoto, del 71% della componente organica volatile (Cov), del 10% dell’ammoniaca, del 50% delle pm10 e dell’80% di biossido di zolfo (deriva da procedimenti industriali). Un lavoro che ha evitato costi per 245 milioni, di cui 240 legati alla sanità.

LINEE STRATEGICHE.

Comprendono una serie di obiettivi: riduzione delle emissioni inquinanti, azioni su combustione di biomasse e trasporti, attività da realizzare sul Bacino padano e in sede locale; uso del metodo predittivo, cioè attuare le misure prima degli sforamenti sulla base di modelli meteo; integrazione del Piano con tutte le politiche settoriali e gli altri piani strategici (agenda 2030, acqua, rifiuti, energia, etc.). “C’è un questionario distribuito ai cittadini -ha affermato l’assessora- sulle scelte del Piano e avvieremo una campagna di comunicazione”.

MISURE DI BACINO.

“Sui trasporti ci stiamo già muovendo -ha scandito la titolare dell’Ambiente-. Sul riscaldamento si devono limitare le biomasse, mentre siamo un po’ in difficoltà su agricoltura e zootecnica (è complicato avere un’incidenza maggiore, servono finanziamenti per accompagnare le misure, chiesti 2 miliardi ma non sono stati finanziati nel Programma di sviluppo rurale (Psr)”.

La Regione nel Piano 2020 ha ridotto le emissioni di diversi inquinanti ed entro il 2030 prevede di far calare: ossido di azoto, -4% (oltre 2,5 tonnellate); Cov, -5% (4,9 milioni di tonnellate), ammoniaca, -25%, Pm 10, -13%, Pm 2,5%, -15%, mentre per il biossido di zolfo l’obiettivo è quasi raggiunto.

RISORSE E MISURE.

Il Pair 2030 conta su 148,6 milioni e dell’attuazione nel primo triennio di misure pari a oltre 66 milioni. Dall’assessorato all’Ambiente arrivano 47 milioni (“l’incremento delle merci su ferro è importante, c’è un bonus di 1 milione di euro l’anno dall’assessorato ai Trasporti e di due dall’Ambiente: cioè 9 milioni sul triennio” ha sottolineato Priolo). Inoltre, vengono finanziate, anche per i piccoli comuni, le biciclette a pedalata assistita. “Un’altra misura nuova -ha spiegato l’assessora- è il cofinanziamento al 75% di un abbonamento al Trasporto pubblico locale per chi rottama un veicolo. Ci sono, poi, in totale, 23 milioni per le piste ciclabili. Per la prima volta è finanziata anche l’agricoltura: il bando di 10 milioni per la copertura delle vasche di stoccaggio dei liquami è esaurito e ci sono state domande per 30 milioni. Da 2022 altri soldi dall’assessorato all’Ambiente”.

Altre risorse riguardano il sistema “Move in”: 177mila euro. Il sistema, attivo con una App in Piemonte e Lombardia, a cui si aggiungeranno il Veneto e la nostra regione, non prevede più limiti invernali, ma chilometri (calcolati con una black box sull’auto) assegnati in base alla classe ambientale del veicolo. Costerà 50 euro il primo anno e 20 i successivi.

Da Por e Fesr ci sono in totale 230 milioni per la mobilità sostenibile e la qualità dell’aria (40 milioni) e per sostenibilità, decarbonizzazione e biodiversità (190 milioni).

Il dibattito ha visto subito i dubbi espressi da Emiliano Occhi (Lega) secondo il quale “il metodo è buono, ma occorre considerare la crisi e la guerra, il rialzo dei costi dell’energia e come cambiano gli stili di vita di cittadini e imprese. Si è parlato di limiti alle biomasse, ma oggi non riusciamo a riempire gli stoccaggi di gas e potremmo avere problemi in inverno. La Regione, con le altre del Bacino padano (dove si produce il Pil più elevato del Paese) deve sensibilizzare la Ue perché ridurre del 10% le PM10 in Italia piuttosto che in Polonia ha un significato diverso. Siamo preoccupati per le misure di Regione e Stato sull’agricoltura. La Regione deve puntare su ciò che abbiamo: la produzione di biometano, con i reflui zootecnici, e diffondere fra agricoltori e gestori del sistema idrico integrato questa produzione, che potrebbe raggiungere i 4-6 miliardi di metri cubi l’anno. C’è, poi, ancora molto ostracismo sul geotermico. Sul trasporto pubblico locale (Tpl) va prestata attenzione alle misure di facciata (abbonamento a chi rottama l’auto) perché occorre sapere come vivono i cittadini e lo spostamento spesso per molti è una necessità. Positivo, infine, il ‘Move in’”.

Per Silvia Zamboni (Europa Verde) “si deve insistere sulle pompe di calore e sostituire le stufe a biomassa per ridurre subito il Pm 10 e le emissioni climalteranti. Sono d’accordo sull’approfondimento di biometano e geotermia. Interessante infine il questionario per conoscere le necessità di spostamento dei cittadini”.

Michele Facci (Lega) nota che “il Piano è squilibrato perché l’assessore indica che da qui al 2025 ci sarà un investimento della Regione di circa 66 milioni. Di questi, 28 sono per la mobilità ciclabile e solo 9 sono destinate al trasporto merci su ferro. Auspico che il Piano si integri con gli altri piani. Ci sono grandi opere, fra cui il Passante metropolitano, che ancora non hanno uno studio sulla qualità dell’aria”.

Marco Mastacchi (Rete Civica) ritiene utili “gli incentivi per i limiti alle biomasse. Va, però, usata una comunicazione che non criminalizzi ambiti o tecnologie. Ad esempio, per l’agricoltura sta passando l’idea che sia uno degli inquinatori della pianura. Anche qui servono incentivi e aiuti. Va valutato l’impatto delle comunità energetiche. Bene le risorse, ma ci sono ambiti che danno un ritorno mediatico come le piste ciclabili: ma per ridurre le emissioni di un tir quante bici elettriche servono?”.

Andrea Costa (Partito democratico) ha messo in evidenza come “questo documento si delinei nelle integrazioni delle azioni messe in campo da diversi livelli di governo (Ue, nazionale, locale). Registro poi un cambio di paradigma: dalla sanzione si passa agli incentivi e all’accompagnamento. Non si deve criminalizzare nessuno, ma definire azioni più efficaci. È anche importante il dialogo tra le Regioni del Bacino padano, che metta al riparo le economie e la qualità della vita, nella logica della cooperazione. Positivo che ci siano dei fondi già certi”.

L’assessora ha risposto, concludendo, che l’agricoltura “è un tema che preoccupa e le associazioni sono consapevoli della scelta e vanno spinte a lavorare con noi. L’assessorato all’Ambiente che finanzia l’agricoltura è una scelta politica (13 milioni). Dopo l’approvazione delle linee strategiche, ci saranno i finanziamenti e ci confronteremo sulla compartecipazione. Il Piano aria sia un aiuto alla crisi”.

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