Ravenna Festival e la Trilogia d’Autunno. Largo ai giovani con “mamma” Cristina levatrice di talenti

Dal 17 al 26 novembre torna la Trilogia d’Autunno con Cavalleria rusticana (17, 21 e 24), Pagliacci (18, 22 e 25) e Tosca (19, 23 e 26) all’Alighieri di Ravenna

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Quando c’è di mezzo Ravenna Festival con Cristina Muti Mazzavillani lo spettacolo comincia sempre prima… che si alzi il sipario. E così è stato anche questa volta, durante la presentazione della Trilogia d’Autunno 2017 – che chiude in bellezza il Ravenna Festival numero 28 – al Ridotto del Teatro Alighieri. Che poi, questa mattina, sabato 4 novembre, di ridotto nel senso di minore non c’era proprio nulla nell’evento di presentazione. Tutto invece molto spettacolare, intenso, frizzante. Perfino un po’ ruffiano, come in tutti gli eventi che si rispettano. E che intendono invitare il pubblico a gustare l’intero menù dopo aver assaggiato l’antipasto.

Comincia a menare le danze nella mattinata del teatro cittadino l’Assessora alla Cultura Elsa Signorino, che con il suo solito garbo istituzionale elenca le meraviglie del Ravenna Festival e del suo staff, ormai un simbolo e anzi un vero e proprio architrave della cultura ravennate, dunque insostituibile. Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, si potrebbe chiosare. Gli elogi si sprecano ma in questo caso sono ben indirizzati e meritati.

A quello dell’Assessore fanno seguito gli interventi di Antonio De Rosa, Franco Masotti e Angelo Nicastro. E poi arriva lei, Cristina Muti Mazzavillani, la presidentessa del Ravenna Festival che dice una cosa precisa e importante, ringraziando Elsa Signorino come rappresentante del Comune: “Non è facile sentirsi capiti dalle istituzioni. Dopo tanti anni di festival, per la prima volta ora ci sentiamo capiti.”

Un ringraziamento non formale. Parole forti, scolpite nella pietra. Insomma piena sintonia fra Comune e Ravenna Festival. Alla faccia di tutti i “rosiconi” che nei corridoi e dietro le quinte vorrebbero vedere ridimensionato il ruolo di questa istituzione, perchè accusata di portare via troppi soldi a tutto il resto. Ma – ci permettiamo di aggiungere noi sommessamente – proviamo a rovesciare il ragionamento, per una volta. Quale indotto genera Ravenna Festival per Ravenna, tutta Ravenna? Per fortuna che il Ravenna Festival c’è e porta Ravenna nel mondo e il mondo a Ravenna. Un Ravenna Festival che è fucina di idee e creatività. Che “ricadono” su tutta la città, si dice così, no? Altro che gelosie e primazie. 

Ma bando alle digressioni. E torniamo a Cristina Muti Mazzavillani che presenta i suoi gioielli, i giovani che fanno parte del cast delle tre opere in programma – Tosca, Cavalleria Rusticana e Pagliacci – ma anche i giovani talenti scoperti l’estate scorsa con la chiamata pubblica al Teatro Alighieri. Per non parlare dei giovani dell’Orchestra Cherubini, intuizione e creazione di Riccardo Muti. Giovane ovviamente il direttore delle tre opere, Vladimir Ovodok (nella foto) scoperto e lanciato dallo stesso Muti e chiamato ora a una prova “terribile” a soli 32 anni.

 

 

La “muffa” dell’opera e un’operazione magistrale per portare l’opera ai giovani

L’opera con tanto di trucco e parrucco e i teen ager. La lirica con i suoi riti e virtuosismi e i giovani. Ci sono mondi più distanti sulla faccia della terra? Apparentemente no. E allora ci vuole coraggio, passione, visione e una grande anima per tentare l’impossibile. Avvicinare i giovani all’opera. Anzi, di più. Catapultarli dentro l’opera. E questo hanno fatto Cristina Muti Mazzavillani e il Ravenna Festival. Si sono inventati le opere remix – Cavalleria Rusticana e Pagliacci – cioè opere rivisitate dai ragazzi di 15, 16, 17 anni. Rivisitate con testi e partiture originali. Rivisitate con la musica, la voce, la danza. Rivisitate anche con la fisicità tipica dei ragazzi. Una ventata d’aria fresca insomma. Un tocco creativo che aggiunge valore all’opera. Magari non sarà tutto luccicante e perfetto. Magari qualcuno si emozionerà e steccherà sul più bello, chi lo sa?, ma che fegato nel misurarsi con quest’impresa! E che bello averci provato! E dopo, quando il mondo dell’opera ti è entrato dentro – come ha detto la signora Muti – non lo lasci più. 

 

Mamma Cristina e i suoi talenti

Quando l’estate scorsa si inventò la chiamata pubblica delle Giovani Energie Creative per Ravenna Festival, Cristina Muti Mazzavillani non si aspettava nulla di tutto questo. Immaginava. Sperava. Ma non poteva sapere. E invece ecco fiorire sotto i suoi occhi musicisti e attori e cantanti e danzatori… un florilegio di talenti in erba. Ma guai a chiamare tutto questo un talent. No, nell’epoca dei talent e della paranoia del successo, Ravenna Festival non si è inventata un talent ma ha chiamato i ragazzi a tirare fuori e a coltivare i loro talenti. Con la raccomandazione di studiare. Di restare umili. Senza la facile chimera delle luci della ribalta.

Ma alla chiamata la risposta è andata oltre le attese. E allora che si fa? Si fa che si crea l’evento nell’evento. I talenti devono pur trovare un palcoscenico per mostrarsi. Eccolo. La Trilogia. E questa mattina ne abbiamo avuto tanti piccoli saggi e assaggi. A tratti emozionanti. A tratti entusiasmanti. Freschi. Spavaldi. Bravi i ragazzi. Come una grande mamma, lei si coccolava e accarezzava con gli occhi quei giovanissimi pieni di speranza, che a volte senza alcuna paura e con la sfrontatezza che è dei giovani si sono esibiti sul palco. Con esiti imprevedibili. Per il visibilio del pubblico in sala, come sempre foltissimo.

Alla fine la signora del Ravenna Festival si schermisce e dice: “Noi non abbiamo fatto nulla, hanno fatto tutto da soli questi ragazzi, noi abbiamo solo impaginato.” A parte che ci vuole del talento anche a ben impaginare, ma crediamo che la mano della signora ci sia, eccome. Dunque, chapeau. E ora attendiamo di vedere le opere e i giovani all’opera.

A cura di P. G. C.

 

 

 

IL PROGRAMMA DELLA TRILOGIA D’AUTUNNO 2017

Cavalleria rusticana (17, 21 e 24 novembre), Pagliacci (18, 22 e 25 novembre) e Tosca (19, 23 e 26 novembre). Cavalleria rusticana, Pagliacci, Tosca: un manifesto del Verismo in tre capolavori conclude la XXVIII edizione di Ravenna Festival con un viaggio nel teatro in musica “sull’orlo del Novecento”. Dal 17 al 26 novembre la Trilogia d’Autunno impegnerà il Teatro Alighieri in un’appassionante maratona lirica che vedrà le tre opere alternarsi sul palcoscenico sera dopo sera. L’Alighieri si è trasformato in un’instancabile macchina produttiva, ma anche in vero e proprio laboratorio: palestra e trampolino per giovani interpreti, alcuni dei quali al proprio debutto nel ruolo, nonché luogo di sperimentazioni ad opera di un team affiatato – Cristina Mazzavillani Muti regia, Vincent Longuemare light design, David Loom visual design, Davide Broccoli video e Alessandro Lai costumi. Sul podio dell’Orchestra Giovanile Cherubini Vladimir Ovodok: il giovane direttore si è formato all’Italian Opera Academy di Riccardo Muti e guida l’Orchestra della Radiotelevisione Bielorussa. Il coro è quello del Teatro Municipale di Piacenza, preparato da Corrado Casati, mentre le voci bianche del coro Ludus Vocalis sono dirette da Elisabetta Agostini.

Inoltre Cavalleria e Pagliacci remix apriranno le serate con una narrazione inaspettata, frutto dell’incontro fra ragazzi dagli 8 ai 18 anni e due opere in grado di catturare l’immaginazione anche delle generazioni più giovani. Nelle performance che precederanno l’opera vera e propria, i capolavori di Mascagni e Leoncavallo rivivranno nell’originale rilettura di giovani che si affacciano per la prima volta al mondo del teatro in musica con una curiosità pronta a trasformarsi in passione.

Dal 2012 la Trilogia ha esteso il Festival oltre i tradizionali confini estivi con trittici d’opera che hanno reso omaggio a compositori simbolo quali Verdi e Puccini. I titoli proposti quest’anno hanno segnato il tramonto di un’epoca e l’alba di nuovi tempi: è infatti al termine dell’Ottocento che il melodramma italiano ritrova nuova linfa. Nel 1890 Mascagni conquista i teatri con l’immediatezza espressiva di Cavalleria rusticana, imponendo il verismo in musica, mentre due anni dopo Pagliacci di Leoncavallo trasfigura un fatto di cronaca nelle tinte fosche di una passionalità senza scampo: così la “parola scenica” esplode e dona nuova luce a una tradizione secolare. Quella stessa luce splende sull’eroismo tragico di Tosca, nella forza drammaturgica e nella raffinatezza della partitura con cui Puccini apre il secolo.

“Per definire ambienti e tratti interpretativi la tecnologia è, come sempre, uno strumento prezioso – nota Cristina Muti Mazzavillani – Così, in Cavalleria le proiezioni disegnano lo spazio racchiuso tra chiesa e osteria, esaltando quel codice d’onore che nella ritualità della sfida conduce alla morte e alla disperazione; mentre in Tosca le immagini virtuali vibrano al trascolorare delle luci, in chiaroscuri da cui emerge la passione politica, ancor più che quella amorosa. In Pagliacci, invece, il circo si trasfigura in un set cinematografico in bianco e nero, dove le luci inseguono i personaggi svelandone i sentimenti, perché se non esiste rito più rito del circo è anche vero che il cinema è il grande rito collettivo della modernità, inaugurato negli stessi anni in cui queste opere si impongono al pubblico”.

Oltre a rappresentare una grande celebrazione del genio operistico italiano che coinvolge tutta la città, compresi i suoi cittadini più giovani, la Trilogia si conferma anche un motivo d’attrazione per l’incoming turistico fuori stagione: numerosi gruppi da Francia, Gran Bretagna, Finlandia, Israele, Olanda e Germania hanno infatti scelto il Teatro Alighieri e la città di Ravenna per una tre giorni all’insegna dell’opera lirica.

“La risposta del pubblico, anche straniero, alla Trilogia è un riconoscimento importante – sottolinea il Sovrintendente del Festival Antonio De Rosa – perché conferma che conciliare qualità interpretativa e strategie produttive che tengono conto di economie di scala rese possibili da allestimenti funzionali e innovativi, è la strada giusta per lo sviluppo dell’opera lirica nei Teatri di tradizione. Tre opere che si alternano tutte le sere: un’impresa titanica resa possibile da una parte dalla trascinante visione registica di Cristina Muti, dall’altra dal prezioso apporto del foltissimo pubblico e di tutti i sostenitori della Trilogia: la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, BPER Banca, Cooperativa Muratori e Cementisti CMC, Poderi dal Nespoli, Unipol Banca e Morina, nonché dei nostri partner istituzionali Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Comune di Ravenna, Regione Emilia Romagna e APT”.

Per i gruppi stranieri, come per tutti gli spettatori della Trilogia, sarà disponibile l’app gratuita e multilingue Lyri, che sostituisce i sovratitoli con la sincronizzazione in tempo reale del libretto d’opera sul proprio smartphone o tablet. L’app ha debuttato nel 2015 proprio al Teatro Alighieri e da allora è stata scelta da vari teatri in Italia e in Europa – da Parma a La Fenice di Venezia, fino a Copenaghen. 

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