Martina dà la carica al Pd nel discorso finale alla Festa Nazionale di Ravenna e attacca Lega e M5S

Alessandro Barattoni, segretario provinciale del Pd di Ravenna ha ringraziato tutti i volontari per la riuscita dell'evento, una festa che è stata un grande successo e di cui ha snocciolato alcuni numeri: 86 incontri, 320 relatori, 300.000 persone e 30 quintali di cappelletti

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Nel giorno del suo compleanno, Maurizio Martina, segretario reggente del Pd, ha concluso la Festa Nazionale dell’Unità con un discorso appassionato, con il quale ha cercato soprattutto di dare la carica al suo partito, per superare definitivamente quella fase di appannamento, sbandamento e sfiducia che è seguita al voto del 4 marzo. Lo ha fatto con un intervento semplice, diretto, senza fuochi d’artificio, in cui sono state richiamate più volte le parole unità, umiltà, umanità, coraggio, impegno, passione, forza. Di queste qualità il Pd avrà bisogno per riempire Piazza del Popolo a Roma domenica 30 settembre nella prova di opposizione al governo giallo-verde indetta proprio durante la festa.

 

Prima di Martina hanno parlato Alessandro Barattoni, Paolo Calvano e Alberto Pandolfo.

Alessandro Barattoni, segretario provinciale del Pd di Ravenna ha ringraziato tutti i volontari per la riuscita dell’evento, una festa che è stata un grande successo e di cui ha snocciolato alcuni numeri: 86 incontri, 320 relatori, 300.000 persone e 30 quintali di cappelletti. Un abbraccio particolare ha inviato ad Alfeo Zanelli, responsabile ravennate della festa, e a Carlo Calenda, che in un momento delicato della sua vita è stato oggetto di frasi ingiuriose e odiose, inimmaginabili proprio in un momento come questo.

Paolo Calvano, segretario regionale del Pd dell’Emilia-Romagna, ha detto tre volte grazie a Ravenna: “Con questa bellissima festa avete fatto onore all’Emilia-Romagna e ne siamo orgogliosi.”

Alberto Pandolfo, segretario del Pd di Genova, ha parlato della sua città ferita dalla tragedia del 14 agosto e ha ricordato che il Pd c’è anche a Genova, a fianco delle persone in difficoltà. Ha invitato il governo a fare meno propaganda su Genova e a fare quello che serve, come il Decreto per Genova: “Devono farlo presto e bene, abbiamo bisogno di risposte.”

 

LA FESTA

Poi tocca a Maurizio Martina. Come si diceva, è il giorno del suo compleanno, e così gli viene regalata una maglietta con la scritta volontario. La platea applaude, lui quasi si commuove. Quindi comincia il discorso con i ringraziamenti a Ravenna e ai volontari che hanno reso possibile la festa. Non è un grazie qualsiasi. È un grazie convinto che ripete più volte: “Grazie, perchè in questo momento complicato ci avete indicato una via. Avete stupito tutti con questa festa. Dicevano, alla Festa dell’Unità non ci va nessuno. Non è così. Alla festa di Ravenna c’è un popolo. Ravenna per noi è stata una svolta. Non era scontato tutto questo: grazie per averci indicato la strada per ripartire.”

GENOVA

Martina affronta poi la tragedia di Genova e i temi che ne conseguono, riallacciandosi al discorso di Pandolfo. Dice che il Pd c’è e può offrire al paese una prospettiva diversa, un’alternativa, a partire “da un’idea di comunità nazionale, in cui nessuno rimanga solo, in cui non prevalgano la paura e l’odio, ma appunto il senso di appartanenza e di comunità.” Parte da Genova per dire che “dopo cento giorni di governo del paese guardate quanta differenza c’è fra la propaganda che hanno venduto agli italiani e i fatti concreti. Fatti zero, danni tanti” urla Martina. Il pubblico applaude convinto. Piano piano la platea si scalda dopo un’apertura un po’ in sordina.

“Di fronte a un problema non cercano una soluzione ma un nemico, ma così non si governa un paese, così lo si manda in frantumi.” E aggiunge: “Ci vuole senso di responsabilità nazionale, ci vuole la tensione morale di pensare all’interesse del paese”, ciò che fa difetto al governo di Lega e M5S che pensano solo a fare propaganda, dice Martina.

L’ILVA E L’ATTACCO A DI MAIO

Poi anche Martina manda un caloroso saluto a Calenda, affiancato dal pubblico, e parla dell’Ilva. “Avevano detto che l’avrebbero chiusa. Dicevano che ci facevano un parco giochi. Poi hanno chiuso la partita sul solco di quello che abbiamo costruito noi. Caro Di Maio se hai una faccia sola chiedi scusa a Taranto e all’Italia per le bugie che hai raccontato. La tua sceneggiata è costata 80 milioni di euro agli Italiani. Chi paga?”

 

I VACCINI

Altro capitolo dolente i vaccini. Altro attacco al governo per le giravolte di questi giorni. “È mai possibile che a pochi giorni dall’inizio delle scuole ancora si giochi sulla pelle e sulla salute dei bambini e si torni indietro, all’autocertificazione?! Prima la salute dei bambini: quella viene prima di qualsiasi ideologia”, per cui si diano certezze al bisogno di sicurezza delle famiglie, dei presidi, degli insegnanti.

IL DECRETO PERIFERIE

Martina ha attaccato il governo per il dietro front nel finanziamento del Decreto periferie: “Il governo ruba ai Sindaci 1,6 miliardi che avevamo messo noi nel Decreto periferie, finanziamenti per fare cose importanti per le nostre città, per i cittadini. E lo fa solo perchè è un nostro progetto.” 

IL CONFRONTO MANCATO

Il segretario del Pd bacchetta gli esponenti del governo che non hanno accettato l’invito a venire a Ravenna o che dopo averlo accettato non sono venuti. Nel primo caso si parla di Luigi Di Maio (M5S), nel secondo caso di Giancarlo Giorgetti (Lega). “Avete già perso se rinunciate al confronto con noi. – dice Martina agli esponenti del governo – Io non ho paura del confronto con voi. Io vengo alle vostre feste se mi invitate. Chi ha paura del confronto ha già perso.” Poi rammenta a se stesso e alla platea che il Pd è oggi minoranza, ma non deve mai assumere una mentalità minoritaria.

 

I 49 MILIONI E L’ATTACCO A SALVINI

“Salvini non sei al di sopra della giustizia e della legge. – urla Martina fra gli applausi – Hai giurato sulla Costituzione. Devi essere fedele alla Costituzione. Se non ci riesci vai a casa. Non puoi insultare un potere indipendente. Hai usato parole vergognose ed eversive. Stai facendo il gioco delle tre carte: sollevare polveroni per inquinare il dibattito democratico. Dici prima gli italiani, allora restituisci allo Stato quei 49 milioni che sono degli italiani. Se c’è una sentenza va rispettata. Restituisci i soldi.”

LA FRECCIATA A CONTE

Non manca una stoccata al Presidente del Consiglio che chiama dottor Conte, il quale durante l’incarico partecipa a un concorso pubblico: “Come fa a concorrere per una cattedra universitaria? È una cosa che non si è mai vista, che non si vede da nessuna parte, solo nella Repubblica delle Banane.”

Poi Martina parla della situazione economica e si dice preoccupato perchè tutti gli annunci e i giochi politici di Lega e M5S – dice – stanno disorientando investitori, mercati, ma anche gli Italiani: “Ci vanno di mezzo i portafogli delle famiglie. Questi annunci ci sono già costati il rialzo dello spread e 4,5 miliardi di deficit in più.”

 

IL PD PER L’EUROPA 

Martina arriva al cuore del suo discorso parlando di un governo “drammaticamente debole” di fronte alle sfide internazionali. E poi attacca frontalmente la visione sovranista e nazionalista soprattutto della Lega, che guarda a Orban e alla Russia, dice. 

“L’Italia è un crocevia, uno snodo. Stanno usando l’Italia come un grimaldello per far saltare l’Europa. Ma chi non vuole l’Italia in Europa non vuole la sovranità dell’Italia. Vai Pure in Russia Salvini, se vuoi – urla Martina fra gli applausi – io non ci vado.” Poi aggiunge: “Dove ci porta la chiusura nazionalista? Dove andiamo da soli in giro per il mondo?”

Martina ricorda che alle prossime europee la sfida sarà fra chi vuole far saltare l’Europa e chi vuole rafforzare l’Europa, naturalmente – precisa – un’Europa diversa: “Perchè è la destra che ha infranto il sogno europeo di pace e giustizia, quel sogno che ha regalato all’Europa 70 anni di pace.”

L’Europa deve tornare ad essere la nostra bandiera dice Martina, ma l’applauso stavolta è tiepido. Lui insiste: “Dove andiamo senza Europa? L’Europa democratica, delle libertà, dei diritti, dei popoli, è una battaglia culturale e di valori da fare contro le derive antidemocratiche.”

 

IL PD E IL CONGRESSO CHE VERRÀ QUANDO NON SI SA

Parla ancora di integrazione e di lavoro nell’era della rivoluzione digitale 4.0 e parla della necessità di nuovo pensiero, di nuova progettualità. L’ultimo capitolo del suo intervento è sul partito. “Ci vuole nuovo pensiero democratico sui problemi concreti delle persone, questo è il congresso. Il tema non è cambiare il nome. Il tema è avere un nuovo progetto, è il pensiero. Nuovo pensiero perchè io non ne posso più dei nostri litigi interni.”

Dice Martina che tutti devono avere cittadinanza nel Pd, che per definizione è un partito aperto e democratico, chiede di finirla con pratiche di polemica interna che rasentano l’offesa: “Ci vuole rispetto, ci dobbiamo rispettare tutti fra di noi. Dobbiamo essere una comunità che si vuole bene, che fa squadra, che si fida, che ha un progetto comune. “

Aggiunge: “Dobbiamo essere un partito di persone che stanno fra la gente, che rimettono al centro la relazione umana con le persone in carne ed ossa, fianco a fianco, altro che algoritmi.”

Da ultimo cita le parole pronunciate da Barak Obama per spronare i democratici americani nella battaglia anti Trump: “Non puoi stare seduto ad aspettare un salvatore.” Martina chiama il partito a muoversi, a scendere in campo, a dare battaglia contro l’indifferenza e il cinismo. Chiama tutti a raccolta per la manifestazione di Roma del 30 settembre con queste parole, scandite una a una: “Orgoglio. Impegno. Passione. Umanità. Umiltà. Unità. Riscatto. Forza. Coraggio.”

Il forte applauso finale – molto più forte e convinto di quello iniziale – chiude idealmente questa Festa Nazionale di Ravenna. Una festa iniziata forse fra tremori di flop in casa democratica e che invece si è chiusa con un bilancio molto positivo. Questo consente al Pd di dire: ci siamo ancora. Non siamo finiti. Dovete fare i conti con noi. Da qui al costruire un’alternativa credibile al governo giallo-verde ce ne corre. I dirigenti e i militanti del Pd lo sanno. In mezzo c’è anche un congresso da fare. Un congresso che resta ancora un oggetto piuttosto oscuro e sul quale Martina non ha detto quasi nulla. Ma qui doveva ringalluzzire i suoi e non parlare di congresso. Per parlare di congresso e delle spine connesse, ci sarà tempo.

 

A cura di P. G. C. 

 

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