Welfare in ER. 915 società con oltre 43mila addetti e un fatturato che supera i due miliardi di euro

Crescono in Emilia-Romagna le cooperative sociali al servizio di bambini, anziani e disabili. Oggi a Bologna la presentazione del Rapporto 2018 sulla cooperazione sociale con Bonaccini, Gualmini e Costi

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Gestiscono nidi e servizi per l’infanzia, operano nell’assistenza alla persona, nell’inclusione sociale e lavorativa dei disabili, nell’integrazione dei cittadini di origine straniera e degli emarginati. Sono le 915 cooperative sociali presenti in Emilia-Romagna. Una realtà eterogenea, che conta oltre 43 mila addetti, 930 mila utenti e un fatturato superiore ai 2 miliardi di euro. A tracciarne l’identikit, il Rapporto 2018 (i dati sono del 2017) realizzato da Regione in collaborazione con Unioncamere e illustrato oggi 8 marzo a Bologna, nell’Aula Magna di viale Aldo Moro a Bologna.

 

“La presentazione di questi dati – sottolineano il presidente, Stefano Bonaccini, e la vicepresidente con delega al Welfare, Elisabetta Gualmini – è un’occasione per ribadire come le cooperative sociali rappresentino una realtà importante per numeri, radicamento territoriale e capacità di porsi accanto alle persone e alle famiglie, che accompagnano ogni giorno e a cui cercano di fornire una risposta ai diversi bisogni. Questo è il primo rapporto elaborato sulla base di dati raccolti dalla Regione attraverso la revisione dell’albo regionale delle cooperative sociali, con l’obiettivo di verificarne l’effettiva operatività e il permanere dei requisiti di iscrizione richiesti. Siamo soddisfatti – aggiungono Bonaccini e Gualmini – dei dati diffusi, che parlano di una realtà in continua crescita per numero di strutture, servizi offerti e persone occupate. Come Regione proseguiremo dunque a sostenere questa parte significativa del nostro welfare, riconoscendo il ruolo importante che essa riveste come motore nello sviluppo economico e sociale del territorio, la capacità di contribuire all’incremento dei livelli di coesione sociale, equità e benessere delle comunità”.

“Consideriamo l’innovazione sociale uno dei tratti distintivi più forti del nostro territorio, ma soprattutto al pari dell’innovazione tecnologica e digitale, uno dei driver per lo sviluppo della Regione – afferma l’assessore alle Attività produttive, Palma Costi -. I bisogni sociali emergenti hanno infatti necessità di essere affrontati con logiche, soluzioni e strumenti innovativi, che sappiano sfruttare le opportunità derivanti da nuovi modelli economici, dalle conoscenze scientifiche, dalla disponibilità di nuove tecnologie e dall’interazione tra soggetti differenti. È necessario ora integrare e raccordare le politiche sociali con le politiche industriali, dell’innovazione e dello sviluppo territoriale, e in questo senso la cooperazione sociale è un partner fondamentale, perché capace di intercettare e dare risposta ai nuovi bisogni della società”.

 

Il settore dove le cooperative che hanno sede in Emilia-Romagna sono maggiormente impegnate è quello dei servizi destinati alle persone anziane, soprattutto non autosufficienti. A favore di questa fascia di popolazione operano 79 strutture socio-assistenziali con 23 mila utenti; 44 i servizi di assistenza domiciliare (pulizie della casa, spesa quotidiana, assistenza infermieristica) e quasi 24 mila gli anziani presi in carico; le case residenza sono 193 e 35 mila le persone accolte.

Per quanto riguarda i servizi per la prima infanzia, sono 81 i nidi gestiti da cooperative sociali e 16 mila i bambini da 0 a 3 anni iscritti; 65 le scuole d’infanzia (fascia 3-6 anni), frequentate da 15 mila bambini. Le attività rivolte ai più piccoli non si esauriscono nell’ambito educativo, poiché le cooperative sociali emiliano-romagnole rispondono anche ai bisogni delle famiglie impegnate nel lavoro o che vivono particolari condizioni di fragilità sociale (donne sole con figli, famiglie immigrate o con gravi problemi economici e sociali), attraverso il sostegno socio-educativo scolastico e domiciliare (14.728 interventi) e l’offerta di attività di pre-post scuola di cui hanno beneficiato 19 mila bambini.

All’assistenza e all’inclusione sociale e lavorativa delle persone con differenti tipologie e gradi di disabilità è rivolta l’attività di 67 Centri diurni socio-sanitari e socio-riabilitativi affidati a cooperative sociali, per 2.600 utenti; 64 laboratori protetti e centri occupazionali (1.800 persone accolte); 19 Centri diurni socio-sanitari di riabilitazione e cura per le persone affette da patologie psichiatriche (1.200 utenti).

 

Infine, le cooperative sociali operano anche nell’ambito sanitario attraverso servizi che vanno da quelli sanitari a domicilio (23 cooperative e 15.400 utenti), al soccorso e trasporto sanitario (7 cooperative e oltre 300 mila interventi), a cui si aggiungono 19 coop e che svolgono servizi ambulatoriali per 24 mila persone. Del mondo della cooperazione sociale fanno parte anche le 243 cooperative di tipo B (cioè quelle che offrono servizi socio-sanitari ed educativi finalizzati all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, o che assumono disabili), che possono contare su oltre 5 mila persone con disabilità psichica o fisica inserite con funzioni diverse nei contesti cooperativi.

Le 915 cooperative sociali dell’Emilia-Romagna sono distribuite su tutto il territorio: 169 a Bologna, che impiegano quasi 10 mila addetti e hanno un fatturato complessivo di oltre 493 milioni di euro; 115 a Modena (6 mila addetti e 250 milioni di fatturato); 112 a Parma (5.300 addetti e 274 milioni fatturato); 111 a Forlì-Cesena (5.200 addetti e 343 milioni di di fatturato); 107 a Reggio Emilia (5.500 addetti e 333 milioni di fatturato); 95 a Rimini (3.200 addetti e 170 milioni di fatturato); 77 a Ravenna (4.300 addetti e 219 milioni di fatturato); 66 a Ferrara (2.600 addetti 102 milioni di euro di fatturato. Sono infine 63 le cooperative sociali che operano a Piacenza, con 1.600 addetti e un fatturato stimato in 62 milioni di euro. 

 

MONTI E ALBERANI (LEGACOOP): ORGOGLIOSI DI QUESTA REALTÀ

Si definiscono “orgogliosi dei numeri oggi presentati sul valore della cooperazione sociale in Emilia-Romagna” il presidente di Legacoop Emilia-Romagna Giovanni Monti e il vicepresidente nazionale di Legacoopsociali Alberto Alberani. “Con l’indagine della Regione Emilia-Romagna – sottolineano – si ribadisce l’ importanza del lavoro svolto dalle cooperatrici e dai cooperatori sociali troppo spesso oggetto di denigratorie strumentalizzazioni politiche”. Un cittadino su quattro in Emilia-Romagna incrocia la cooperazione sociale nella vita quotidiana, servizi essenziali garantiti da una miscela fatta di motivazione, alta qualificazione, organizzazione efficiente. La cooperazione sociale negli anni della crisi ha aumentato occupati e fatturati ed è pronta ad affrontare le prossime sfide ma, puntualizzano Monti e Alberani “occorre un rapido adeguamento delle tariffe da parte delle Pubbliche Amministrazioni per garantire un giusto riconoscimento salariale agli operatori e alle operatrici che, prendendosi cura della vita di tante persone, svolgono un lavoro essenziale e delicato”.

“Solidarietà, integrazione, giustizia sociale sono i valori imprescindibili con i quali si è affermata la cooperazione sociale, coniugando mente economica e cuore sociale. Per queste ragioni – conclude Alberani – come Associazioni cooperative abbiamo lanciato l’allarme per i bandi per l’ accoglienza delle persone migranti, poco attenti alla promozione di adeguati percorsi di integrazione sociale e ben si comprendono le perplessità espresse dalle nostre associate sulla partecipazione alle gare”.

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