Ravenna, il Sindaco e il Presidente hanno ricordato la figura di Zaccagnini, uomo sobrio e grande costruttore di storia

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Il ricordo di Benigno Zaccagnini al Pala De André di Ravenna, a trent’anni dalla scomparsa, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha dato vita a una cerimonia intensa e sobria. Intensa e sobria come Zac e come il Presidente. Sobrietà del resto è una delle parole richiamate più volte sotto la grande cupola del palazzetto nel corso della cerimonia per ricordare l’uomo e il politico Zaccagnini. Il pubblico era quello delle grandi occasioni. C’erano le autorità, le organizzazioni, le associazioni, semplici cittadini di Ravenna. C’erano mille studenti delle scuole, gli agricoltori della Coldiretti coi fazzoletti gialli, gli atleti della squadra femminile e maschile del Ravenna Calcio, quelli del basket e della pallavolo. C’era la famiglia insieme agli amici di Zac, fra cui Cristina Mazzavillani Muti figlia dell’amico fraterno Giordano Mazzavillani. E naturalmente c’erano molti politici, fra cui Romano Prodi, Dario Franceschini e Graziano Delrio, Pierferdinando Casini e Vasco Errani, Rosi Bindi e tanti altri. Ad accogliere il Presidente Mattarella il Sindaco di Ravenna Michele de Pascale, molto applaudito quando ha preso la parola.

Tenero il coro dei bimbi delle elementari, con i loro grembiulini, che ha cantato l’inno di Mameli prima dei discorsi ufficiali. Emozionante il documentario sulla figura di Zaccagnini che sarà trasmesso per intero stasera alle 21.10 sul canale Rai Storia. Brevi e ficcanti i tre discorsi. Ha iniziato il Sindaco Michele de Pascale che ha ricordato l’amore di Zaccagnini per la libertà, la sua partecipazione alla guerra di liberazione e – rivolto ai giovani – ha ricordato come sia questo il suo lascito più importante: la lotta costante per il valore e il principio della libertà.

Ha ricordato l’amicizia di Zaccagnini con Arrigo Boldrini, il legame profondo e l’impegno di Zac per Ravenna negli anni della ricostruzione nel dopoguerra, per il Porto, per l’Anic, per la Cultura. Michele de Pascale ha concluso ricordando che con Zaccagnini Ravenna ha dato tanto all’Italia e poi con le parole classiche “Grazie Zac, grazie Ravenna, viva l’Italia”.

La prolusione ufficiale per ricordare la figura di Benigno Zaccagnini è stata pronunciata dal professor Guido Formigoni della IULM che ha ripercorso tutte le tappe dell’uomo e del politico, dal suo antifascismo nato in giovane età ed ereditato dal padre fino alla lotta nella resistenza e alla partecipazione come deputato alla Costituente. Poi ha tracciato tutte le tappe della sua carriera nella DC “per 40 anni nel cuore delle istituzioni”, ma sempre in modo schivo e sobrio, sempre in punta di piedi.

Formigoni ha parlato dell’appartenenza di Zaccagnini alle correnti riformatrici della Dc, la sua adesione alla svolta per il centrosinistra e poi l’altra svolta, quella condivisa con Moro dell’apertura ai comunisti e del governo di solidarietà nazionale. Nel 1975, inaspettatamente Zaccagnini era stato chiamato al capezzale della Dc malata e in grave crisi politica. Lui la guidò dal 1975 al 1980 e riuscì nell’impresa di fermare quella crisi grazie alla sua faccia onesta e pulita. Formigoni ha ricordato che veniva chiamato, quasi con scherno, l’onesto Zac. E l’onesto Zac – si direbbe oggi – ci mise la faccia e riuscì a risollevare le sorti del partito con la forza del suo esempio, della sua mitezza, della sua capacità di dialogo e con il suo spirito di servizio.

Zac fu poi colpito in modo tragico dal rapimento e dall’uccisione di Aldo Moro e lo fu in modo particolare in quanto amico di Moro e allo stesso tempo impotente a salvarlo. Formigoni ha ricordato anche la profezia di Benigno Zaccagnini, che nel 1963 disse che il Muro di Berlino sarebbe prima o poi crollato sotto la spinta per la libertà del popolo. Ironia della storia, quel muro cadeva proprio negli stessi giorni in cui si spegneva la vita di Benigno Zaccagnini.

Il professor Formigoni ha ricordato infine la sobrietà come vera cifra umana e politica di Zaccagnini e lo ha definito un “controcanto critico alla politica contemporanea.”

Nel documentario spicca la testimonianza di Cristina Muti Mazzavillani mentre trastulla i suoi burattini e dice: “Ce ne fossero oggi di uomini così”. Già, altra tempra, altro stile. Nella sua semplicità è una frase che tutti nella grande aula del palazzetto in quel momento sono pronti a sottoscrivere.

Poi tocca al Presidente Sergio Mattarella accolto da una vera ovazione. Parla della veglia funebre a cui partecipò 30 anni fa e durante la quale vide l’affetto che legava i ravennati tutti a Zaccagnini perchè dice “la gente percepiva l’autenticità delle sue parole, perchè era credibile quando parlava di fondamento etico dell’azione politica.”

Poi parla di un tratto peculiare di Zaccagnini, la sua umanità e aggiunge una frase non casuale: “Perchè la politica non può essere disumana.” L’applauso è scrosciante. E chissà a quanti politici che ogni giorno seminano odio in varie direzioni saranno fischiate le orecchie. E allora vogliamo chiudere proprio con queste parole alte del Presidente della Repubblica la nostra modesta cronaca di un giorno speciale in cui Ravenna ricorda un uomo speciale. Un uomo del passato che ha fatto un pezzo di storia della città – e non solo – e di cui si sente la mancanza. Perchè viviamo tempi difficili e di costruttori di storia non se ne vedono in giro. Ci dobbiamo accontentare di commentatori della cronaca. E spesso di pessima qualità.

 

 

 

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