Elly Schlein chiude la Festa Nazionale dell’Unità a Ravenna e annuncia una grande mobilitazione nazionale in autunno. Il popolo del Pd la saluta con “Bella Ciao”

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Il dibattito politico alla Festa dell’Unità si è chiuso ieri sera, domenica 10 settembre, con il comizio di chiusura della numero uno del PD Elly Schlein.

In una sala Salvador Allende stracolma già da mezz’ora prima dell’orario di inizio, alla segretaria dem è stata riservata l’accoglienza di una rock star, con applausi scroscianti e tutti in piedi al grido di “Elly, Elly”.

Prima di lei sono intervenuti, nell’ordine: il segretario provinciale ravennate Alessandro Barattoni, che ha ringraziato gli oltre mille volontari della Festa e ha ricordato che le popolazioni alluvionate della Romagna non hanno ancora visto un euro dei promessi ristori al 100% per i danni subiti; il segretario regionale Luigi Tosiani, che ha chiesto al partito di diventare più forte e più largo per vincere la sfida delle elezioni europee; e Marco Furfaro, membro della segreteria nazionale PD e responsabile delle iniziative politiche, lanciato all’attacco delle politiche governative, soprattutto sui temi della violenza maschile contro le donne e più in generale su quello dei diritti civili.

In fine si è presa il palco lei, la segretaria che nessuno si aspettava, ma che evidentemente in molti desideravano e che probabilmente deve ancora farsi accettare da qualcuno, ma il cuore di buona parte del suo popolo ha dimostrato di averlo conquistato.

Ha cominciato parlando subito la sua lingua, quella del “noi”, dell’unità, invocando la nascita di un partito nuovo, “strutturato più a rete che a piramide”, dove la forza propulsiva parte dalla base dei circoli territoriali e punta all’inclusione.

L’idea di partito che ha in mente la segretaria è presto detta: “Questo è quello che siamo e che dobbiamo essere per i prossimi anni: plurali, larghi, aperti, generosi e consapevoli, tutte e tutti insieme”.

Il nostro tempo”, titolo della Festa, è un tempo di enormi mutamenti, ha sottolineato Schlein e il compito della politica è governare questi mutamenti perché “non li subiscano sempre i soliti, i più deboli”.

Ha parlato di cambiare il modello di sviluppo per uscire dalle crisi che si sono succedute negli ultimi anni, dalla pandemia alla guerra alle porte dell’Europa. Contro il modello nazionalista e concentrato sull’ideale ristretto della patria proposto dalla destra, ha insistito molto sul rafforzamento di una politica unitaria europea e sulla ripresa del multilateralismo.

Il tema del lavoro, troppo spesso sfruttato, precario, senza diritti, è stato il sottotesto di buona parte del suo intervento: “È tempo per noi oggi per scrivere le nuove tutele del lavoro che cambia, altrimenti non saremo credibili agli occhi dei giovani che vivono quelle ingiustizie sulla propria pelle”. L’altro grande tema al centro del discorso della segretaria Dem è stato quello dell’ambiente e del cambiamento climatico, drammaticamente sperimentato dagli abitanti di questi territori appena 4 mesi fa con le alluvioni di maggio: è stata l’occasione per rimarcare la mancanza di ristori promessi dal Governo e per ringraziare il presidente Bonaccini (presidente della Regione), per quello che la segretaria ha ricordato come “esempio di buon governo del territorio”.

Sulla guerra, ha dovuto come sempre dare prova di grandi capacità funamboliche, tenendo insieme il sostegno all’Ucraina e all’invio di armi voluto dal partito, con il richiamo alla pace e alla diplomazia che fa tacere i cannoni: “Il Pd sostiene convintamente il popolo ucraino nel suo diritto all’autodifesa, abbiamo fatto questa scelta perché non possiamo accettare l’invasione criminale da parte di Putin. Al contempo continuiamo a chiedere alla nostra UE uno sforzo diplomatico e politico che deve trovare una voce sola e forte per contribuire a creare le condizioni di un cessate il fuoco e di una pace giusta alle condizioni che stabiliranno gli ucraini”.

L’esigenza di un Europa, unita e forte, è stata richiamata di continuo nel lungo discorso di Elly Schlein, che non ha perso l’occasione per ribadire i 16 miliardi di tagli voluti dal Governo ai progetti del PNRR.

Poi i migranti, la lotta all’evasione fiscale (delle grandi imprese multinazionali), i diritti civili: “Saremo al fianco delle donne iraniane il 16 settembre quando torneranno in piazza per l’anniversario dell’uccisione di Mahsa Amini” e “continuiamo a chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni”.

Contro la destra nazionalista che anche in Italia “ha dimostrato di non avere risposte per gli ultimi e i più indifesi” e “fa della povertà una colpa anziché un problema sociale da risolvere”, Schlein ha contrapposto un Europa autorevole “capace di parlare con una voce sola”, un Europa che non va “svuotata di significato ma riempita di democrazia”.

Ha ricordato il compleanno della senatrice Liliana Segre, a cui il pubblico ha tributato un lungo applauso, poi ha fatto cenno al piano della destra per depotenziare il Servizio Sanitario Nazionale: “quanti interventi ricordate del Ministro della Salute? Non è un caso, è un disegno perché a chi vuole smantellare la sanità pubblica basta stare fermi e non finanziare le regioni: questo già si traduce in tagli dei servizi alle persone”.

Per questa lista di priorità, ha annunciato la segretaria dem, il Partito Democratico è disposto già dall’autunno a scendere in piazza per una grande mobilitazione nazionale.

E poi la scuola, la ricerca, il welfare, la transizione ecologica, la lotta alla mafia. Nessun tema è sembrato sfuggire all’analisi di Schlein.

Verso la fine del suo contributo è arrivata anche a parlare del lavoro delle donne, proponendo il congedo parentale di 3 mesi non trasferibile tra i genitori e la lotta alla violenza contro le donne, da portare avanti non solo con gli strumenti repressivi, ma con quelli della prevenzione culturale: “serve l’educazione alle differenze a partire dalle scuole, per non permettere alla cultura dello stupro di attecchire tra le nuove generazioni, per sradicare quel pregiudizio sessista del possesso sul corpo della donna che non esiste”.

Ha poi fatto un commosso ricordo di Michela Murgia: “Non ci serve una premier donna se non si batte per migliorare le condizioni di vita di tutte le donne di questo Paese. Come diceva un’amica scrittrice: ‘se serve solo a te, non è femminismo’” e ha chiuso con la citazione del discorso pronunciato da Aldo Moro in un Consiglio nazionale DC nel 1968 “Tempi nuovi si annunciano…”.

Prima di lasciarla andare, il popolo PD presente all’incontro, ha salutato la sua segretaria, cantando insieme “Bella Ciao”.

Per rivedere tutto l’intervento: https://www.youtube.com/watch?v=_jYMTgYwXyU

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