“Made in Italy”: il pubblico delle grandi occasioni per Ligabue al Cinepalace di Riccione

Milletrecento spettatori venerdì sera nella sala di Giometti Cinema per la presentazione del film: ambientato in Emilia-Romagna, racconta il nostro Paese nelle sue contraddizioni e con amore per le sue radici

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Dopo l’anteprima al Fulgor, Ligabue ritorna nel riminese, al Cinepalace di Riccione, per presentare venerdì sera il suo ultimo film “Made in Italy”, nella multisala più grande d’Europa, al cospetto di 1300 spettatori, insieme all’attrice protagonista Kasia Smutniak e al produttore Domenico Procacci. Il film è ambientato in Emilia Romagna e racconta attraverso la storia di Rico, il protagonista interpretato da Stefano Accorsi, uno spaccato del nostro Paese. Ne descrive le sue bellezze, ma ne mostra le difficoltà e le contraddizioni, con grande adesione alla realtà e con un messaggio di fondo che forse si può riassumere in una frase particolarmente incisiva: “Cambia te, invece che aspettare i cambiamenti”.

Made in Italy è una sorta di sequel di Radio Freccia, dove Ligabue a distanza di 20 anni racconta una realtà completamente diversa e una prospettiva che passa dal mood delle radio libere degli anni ‘70, con un futuro tutto da vivere e inventare, a un racconto dei tempi moderni con i problemi in famiglia e quelli sul lavoro ai tempi della crisi.
In questo film ritorna a recitare il bravissimo Accorsi e la sua lettera finale, che in Radio Freccia era stato un discorso a braccio in radio, è una sorta di “morale della favola” che dà un senso anche alla poetica del rocker, interpreta la sua arte, e dà una sua visione del mondo, dove le contraddizioni convivono e si incontrano. Nella sceneggiatura rieccheggiano i testi delle sue canzoni: Made in Italy è un concept nato dall’album e tramutato in film.

 

Ligabue venerdì sera si è concesso generoso al suo pubblico nella sala di Giometti Cinema e ha raccontato così il film Made In Italy: “Sia io che Rico amiamo e odiamo allo stesso tempo questo Paese: non riusciamo a non amarlo, ma nemmeno a sopportarne i difetti. Scrivere è sempre un processo di denuncia che porta avanti chi vuole creare un mondo migliore: credo sia il tentativo di chiunque fa arte – poi ha continuato l’artista di Correggio scendendo nei dettagli della storia – Rico mi ha permesso un punto di vista più giustificabile: perché io sono un privilegiato, mentre Rico ha molti meno privilegi di me e può urlare tutta la sua rabbia. Per il soggetto mi sono ispirato ai miei amici e alle loro storie: ci frequentiamo da tanto e da tanti anni li sento lamentarsi dello spostamento in avanti della pensione, delle ingiustizie fiscali. Rimango sempre a guardarli a bocca aperta, perché nonostante siano brave persone, perché esserlo in questo Paese costa, nonostante la fatica, restano quello che sono. Inoltre anche il modo di relazionarsi degli attori rispecchia quello che ho io con i miei amici: tutti e tre i miei film raccontano anche storie di profonda amicizia”.

Poi fa riferimento alla sua terra, l’Emilia Romagna, il set di tutte e tre le sue opere cinematografiche: “Con Made in Italy racconto anche l’amore per le mie radici. In Emilia non c’è il mare, ma non invidiamo la qualità del vostro, invidiamo quel che succede in questa terra. Il romagnolo ha una qualità lavorativa, un ingegno, un ‘olio di gomito’, un’ottima accoglienza che pur non potendo proporre un mare bello, ha un turismo che funziona e che dà un servizio che incontra le esigenze di tutti: dal pensionato di 70 anni, al ragazzino di 16, tutti trovano un buon motivo per passare le vacanze qui”.

 

Coinvolgente la recitazione con due big del cinema italiano, in sala anche l’attrice protagonista Kasia Smutniak che così commenta la sua esperienza con Ligabue: “Mentre giravamo è stato molto semplice capire in che mondo stavamo entrando, perché avevamo una colonna sonora già esistente: è come leggere un libro e avere sotto una musica scritta dall’autore. Le sue canzoni raccontano le storie dei nostri personaggi: una cosa bellissima e particolare che non mi è mai capitata e non mi capiterà più”.

 

Fa.Fe.

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