Famiglie numerose con 5 componenti: a Rimini sono il 4,5% del totale

L’Assessore alla Protezione sociale del Comune di Rimini, Kristian Gianfreda, ha dichiarato in merito alla percentuale di famiglie numerose in provincia di Rimini: “Sul sito di Openpolis appare da qualche giorno una ricerca molto interessante sulla ‘territorializzazione’ delle famiglie numerose, cioè la percentuale di famiglie con almeno 5 persone sul totale complessivo nei singoli Comuni d’Italia (in calce la tabella riassuntivo di Rimini e la provincia di Rimini). I dati forniti dalla fotografia statistica dicono che sul territorio comunale le famiglie costituite da cinque o più componenti sono il 4,5% su un totale complessivo di 67.855 nuclei. Una percentuale abbastanza modica, ma che, comunque, soprattutto in determinati casi in cui sono presenti delle fragilità economiche o di altro tipo, deve essere accompagnata da adeguati mezzi di sostegno, sulla scia di un principio di eguaglianza e di ‘smossa’ dell’ascensore sociale”.

Gianfreda prosegue il suo intervento attraverso una dettagliata nota stampa: “Attraverso un bando mirato come amministrazione comunale nel corso dell’anno appena passato abbiamo erogato infatti dei contributi per un totale di 130 famiglie cosiddette numerose (cioè con quattro o più figli a carico) per un ammontare complessivo di oltre 47 mila euro, che significa 85 euro per figlio.
Una misura di affiancamento che si integra ai servizi dello sportello sociale e che è stata realizzata tenendo in considerazione le molteplici spese a cui questi nuclei vanno incontro, le quali comprendono costi finanziari, medici, scolastici, logistici e legati alla vita quotidiana.
L’obiettivo che sottende il supporto economico è di garantire una vita adeguata a tutti i membri dei nuclei familiari numerosi, affinché i figli, in particolare, possano godere delle stesse opportunità e possibilità dei loro coetanei. La questione di fondo è quindi di giustizia sociale ed economica cosicché da preservare il tessuto scoiale e, allo stesso tempo, promuovere il benessere dei singoli, a cominciare dalle nostre nuove generazioni e il loro futuro.

In merito all’elaborazione di Openpolis, emerge come le famiglie numerose siano appunto quelle più esposte alla povertà: in presenza di un solo figlio minore l’incidenza della povertà assoluta è simile a quella media: 8,7% (rispetto all’8,3% del totale dei nuclei). Con 2 figli la quota sale al 13,2%: quasi 5 punti in più della media. Quando i figli sono almeno 3 l’incidenza della povertà assoluta supera il 20%. Il quadro numerico fa suonare più di un campanello di allarme, sull’urgenza di creare uno ‘scudo’ per far fronte al fenomeno dell’impoverimento sociale favorito anche dalla complicità dell’inflazione.
Osservando il tutto da un’angolatura prettamente demografica, sostenere queste famiglie vuol dire anche concorrere al mantenimento di un tasso di natalità equilibrato, evitando declini che possano influire negativamente su tutti gli altri ambiti: economia, lavoro, prospettive, attrattività e ‘vitalità’ di un territorio.

La denatalità, del resto, è uno dei problemi che stanno attanagliando di più il nostro tempo, in tutti i luoghi, dall’Italia al resto Europa: è il probabile risultato di politiche che, come sottolineava oggi una editorialista di un importante quotidiano, sono “la conseguenza di uno sviluppo non centrato sulle persone”. Ecco le persone sono qui il punto nevralgico, dentro a società che tendono a essere sempre più fagocitate dalle tecnologie e dai maccanismi algoritmici che rischiano di mettere in secondo piano, se non addirittura all’angolo, la preminenza dell’impronta umana e dei singoli.

E’ necessario ripensare a un modello di crescita che dia seguito alle esigenze delle donne, dei giovani, che ristrutturi l’organizzazione del lavoro orientandolo a un migliore bilanciamento tra la vita personale, familiare e professionale sulla scia anche di una maggiore flessibilità oraria. E poi c’è il macro-tema degli asili e dei servizi rivolti all’infanzia, della cura degli anziani, dell’investimento sul tempo pieno nelle scuole, del lavoro adeguatamente retribuito. Affrontare la bassa natalità -chiosa Gianfreda- richiede insomma un approccio integrato e multidisciplinare, che consideri prima di tutto la persona e il suo benessere, perché fare una famiglia o non farla, avere tanti figli o pochi figli, sia una scelta di libertà individuale e della coppia, non la conseguenza di impedimenti o condizionamenti esterni”.

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