Bindi (sindaco di San Leo): no-tax area per cinque anni per le imprese

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“Dopo il lockdown è necessario passare dalle parole ai fatti” commenta il Sindaco di San Leo Leonardo Bindi.

“Ebbene, oggi, nonostante le misure messe in cantiere dal Governo, si prefigura la chiusura di molteplici attività ed imprese dell’agricoltura, del settore commerciale e in particolare modo turistico ricettivo, della manifattura e dell’artigianato “Made in Italy”- prosegue – . Per ovviare a questa catastrofe locale si ritiene che sia imprescindibile un netto taglio della pressione fiscale, già peraltro necessario ante-Covid 19.

Per questo motivo propongo l’istituzione temporanea di una no-tax area, almeno per cinque anni per i nuovi insediamenti e tre per quelli già esistenti, che dia respiro alle imprese, fiducia nella presenza reale ed effettiva delle istituzioni e voglia di programmare il futuro anziché gestire una sopravvivenza sempre più precaria. Occorre quindi che lo Stato perlomeno rimodelli la pressione fiscale diretta su queste aree, le Regioni azzerino l’IRAP, le Provincie ed i Comuni azzerino le imposte locali”.

“Naturalmente occorrerà un grande sforzo di solidarietà da parte dello Stato e delle Regioni interessate per rifondere ai Comuni le somme non incassate a titolo di tributi locali, in maniera diretta o indiretta, vale a dire attraverso il finanziamento di opere pubbliche o l’attivazione di servizi a costo zero – chiarisce il primo cittadino -. Ritengo che lo Stato e gli Enti locali abbiano tutto da guadagnare da una misura simile, che mantiene famiglie sul territorio a presidio del medesimo, a custodia delle tradizioni e delle attività che tanto successo hanno in Italia ed all’estero e che continuano a richiamare in Italia milioni di persone, contribuendo in tal modo a creare nuove opportunità di lavoro”.

Bindi chiedw pertanto all’ANCI di farsi portatore di questa istanza presso il Governo Italiano ed invita caldamente i rappresentanti del Governo e delle Istituzioni £a visitare i nostri borghi e le meraviglie naturali del nostro magnifico appennino, per rendersi conto e toccare con mano quanto rischia di andare irrimediabilmente perduto. L’appennino deve tornare ad essere la spina dorsale dell’Italia come nel dopo guerra. Sono certo che questo appello non cadrà nel vuoto”.

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